Ci lasceremo alla stagion dei fior

Di casini in politica ne ho visti parecchi, nessuno batte quello che si è verificato sulla manovra economica del governo giallo-verde: sono riusciti a combinare tutti i possibili guai, dai contrasti con l’Europa a quelli con le forze economiche, dalle contraddizioni sulle misure programmate agli errori nella loro formulazione, dai battibecchi fra ministri alle risse parlamentari, dal balletto delle cifre alla pantomima istituzionale. Intorno a questa legge di bilancio, con decreti annessi e connessi, si è sollevato un polverone tale da non capirci più dentro niente. Emendamento su emendamento, modifica su modifica, alla fine uscirà un testo legislativo rabberciato a più non posso, che si rivelerà inadeguato per forza di cose e creerà nel tempo equivoci e sorprese. Non mi stupirei se fra qualche mese, a livello di opinione pubblica e di categorie sociali, gli attuali favorevoli alla manovra diventassero contrari e viceversa.

Non invidio i tecnici ministeriali impegnati nella quadratura del cerchio della elaborazione di misure economico-finanziarie sparate alla viva il parroco o per meglio dire alla viva il pensionato. Passata la festa, gabbato lo santo: i pensionati, non quelli d’oro o d’argento, ma quelli di bronzo, se non addirittura di latta, si stanno già accorgendo della buffonata perpetrata alle loro spalle. Presto succederà ai potenziali fruitori del sostegno al reddito. Non sto gufando, stanno autogufandosi addosso.

Se le forze di governo escono massacrate da questa vicenda, per la verità non è che l’opposizione raccolga risultati trionfali. Basti pensare all’insistente richiamo al rispetto dei patti europei per poi, dopo il raggiungimento dell’accordo con la Commissione Ue, rinfacciare d’aver scritto la manovra sotto dettatura di Bruxelles. Ci sono poi le code di paglia accumulate in passato, che non si possono nascondere facilmente e che gettano una luce sinistra su tanti errori, clamorosamente portati all’estremo dall’attuale compagine governativa.

Verrebbe la tentazione di accantonare il regolamento di conti a dopo le feste natalizie, come se queste servissero a decantare la situazione, rendendola più semplice e più facile.  Mi ha sempre disgustato questa tattica al rinvio: forse l’unico aspetto positivo di tutta la vicenda sta proprio nel fatto di costringere i parlamentari a lavorare anche durante le feste, ma solo per ratificare o meno quanto già deciso in altro loco. A qualcuno sicuramente il cenone andrà di traverso: penso agli italiani che hanno votato per il cambiamento e si trovano sulla tavola un boomerang colossale, una brutta letterina di Natale, una sorta di Bignami della cattiva politica recitato a pappagallo dai nuovisti dei miei stivali.

Servirà la triste lezione? Non ne sarei così sicuro. La maggioranza degli italiani sarebbe favorevole al contenuto della manovra. Vorrei, prima di un simile sondaggio, poter verificare cosa essi abbiano capito di questa manovra. Fare casino spesso serve a qualcosa, a coprire o deviare la realtà. Stando ai più acuti commentatori, la manovra economica sarà l’interlocutorio approdo politico delle forze di maggioranza, dopo il quale ci sarebbe la conta elettorale europea della prossima primavera. Della serie “ci lasceremo alla stagion dei fior”, come tra Mimì e Rodolfo nella pucciniana Bohème. Per arrivare a maggio servirà comunque fare ulteriore casino per poi raccoglierne i frutti bacati.