Elezioni di midterm per una mid-democracy

Donald Trump nel 2016 è stato eletto presidente degli Usa dalla minoranza degli americani (circa due milioni di voti in meno rispetto alla Clinton), nel 2018 viene politicamente confermato sulla base di risultati elettorali in cui il partito democratico esce vincente e controlla la Camera dei rappresentanti, mentre il partito repubblicano, sempre più controllato da Trump, si accontenta di mantenere la maggioranza dei seggi al Senato.

Ai tempi del fascismo e del nazismo gli oppositori a questi drammatici regimi cercavano di fuggire negli Usa alla ricerca di un po’ di libertà e democrazia, oggi se dovesse mai succedere che in Italia si instauri un regime autoritario (mai dire mai) avrei parecchie perplessità ad orientare la mia fuga verso gli Stati Uniti. Perché? Una democrazia istituzionalmente zoppa, con un sistema elettorale e rappresentativo assurdo, con una mentalità di governo chiusa, presuntuosa ed invadente. Pensiamo se la rinascita italiana ed europea, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, avesse dovuto dipendere dagli Usa di Trump: poveri noi. Alla cortina di ferro si sarebbe sostituita immediatamente una cortina di burro e noi saremmo stati sballottati perennemente fra Russia ed America, l’Europa unita non sarebbe mai nata e forse ci saremmo fusi con la Jugoslavia. Sto scherzando, ma non troppo.

Al momento non sono riuscito a capire come la pensa la maggioranza degli americani: nel ginepraio del voto statunitense ho la netta impressione che la democrazia venga nascosta e sacrificata sull’altare di un finto presidenzialismo, con il Parlamento a fare da mero supporto a chi governa dalla Casa Bianca. Il sistema, fino al momento in cui esprimeva presidenti ragionevoli, pur con tutti i limiti e i difetti possibili ed immaginabili, reggeva sul piano democratico, nel momento in cui è spuntato un folle incantatore di serpenti il sistema democratico  è andato in crisi, è stato di fatto invertito, perché non dà garanzie di rappresentatività e soprattutto perché è privo di contrappesi istituzionali. Chi governa non è un leader, che risponde a tutta la nazione, ma un capo che comanda in nome dei suoi sostenitori (oltretutto sono e continuano ad essere una minoranza). Fanno tenerezza e (quasi) pena i bagni di folla pre e post elettorali: sempre più fastidiose americanate e sempre meno feste democratiche.

Il problema sta nei riflessi che tale anomalia democratica sta avendo sul mondo intero e sull’Europa in particolare. La democrazia si sta dileguando, gli equilibri internazionali stanno andando a gambe quarantotto, l’economia sta friggendo la politica, emergono i fantasmi del passato. Ho sempre ritenuto gli Usa, pur in mezzo alle contraddizioni imperialistiche di non poco conto, un punto di riferimento e di appoggio imprescindibile per l’Europa, ma soprattutto per l’Italia. L’alleanza con gli Stati Uniti è sempre stata un punto di forza per un Paese debole come il nostro. Anche adesso sembra che Trump ci voglia bene, che ci allunghi la mano (e i nostri attuali governanti per mille stupidi motivi la stanno accarezzando): sì, ma per andare nel fosso in cui lui sguazza benissimo mentre noi rischiamo di affogare.