Autorelegati nel sottoscala europeo

Un mio compagno di scuola andò a consultare il tabellone che esponeva l’esito dell’anno scolastico: “respinto”. Non fece nemmeno una piega, inforcò il suo lussuoso motorino e si presentò disinvoltamente sotto le finestre di casa: “Mamma, sono stato bocciato! Devo scappare, mi aspettano gli amici…”. Mi chiesi cosa sarebbe successo a me, se mi fossi comportato in quel modo, durante ed alla fine dell’anno scolastico.

La differenza, fra la bocciatura Ue della manovra economica del governo Conte e quella del mio compagno di cui sopra, consiste nel fatto che la famiglia del ragazzo respinto era molto ricca e, seppure a malincuore, poteva sopportare ed assorbire un simile comportamento irresponsabile del figlio, mentre l’Italia non è ricca e non può permettersi un simile lusso e purtroppo soffrirà, più o meno, le conseguenze di un comportamento irresponsabile del suo governo.

Mi sono sentito mortificato dalle parole con cui i commissari Ue, durante un’attesa conferenza stampa, hanno motivato la bocciatura del nostro Paese, che porterà ad una procedura d’infrazione con tutte le ripercussioni a livello dei rapporti con l’Unione europea ed a livello dei mercati finanziari. C’era nelle parole dei massimi esponenti politici europei un dispiaciuto avvertimento al popolo italiano, che rischia di avere danni consistenti dalla testardaggine trasgressiva dei suoi attuali governanti.

Non sono un rigorista spinto, non ho l’abitudine di fare l’antitaliano, non sono un esterofilo e nemmeno un eurofilo per partito preso, vedo i limiti ed i difetti della Ue e dei suoi membri più autorevoli, leggo nella storia una memoria corta dei nostri partner, i quali hanno ottenuto enormi aiuti e vantaggi ed ora fanno i primi della classe e ci fanno, come si suol dire gli uomini addosso. Questa menata però ce la potevamo risparmiare: ci stiamo facendo un autogol per il gusto masochistico di voler essere “padroni in casa nostra”, ben sapendo che non viviamo in una lussuosa villetta monostatale, ma in un grosso e problematico condominio sovranazionale.

Tutti ricorderanno la barzelletta del marito che, per schivare gli improperi e le bastonate della moglie, si rifugia sotto il letto. Al reiterato e autoritario invito della moglie ad uscire dal penoso nascondiglio, egli, con un rigurgito di machismo, risponde: «Mi fagh cme no vôja e stag chi!». Noi facciamo come vogliamo, ma rischiamo di essere ficcati nel sottoscala europeo in attesa di tempi migliori. Ma perché tanta velleitaria presunzione, perché tanta cocciuta difesa di una linea di politica economica criticata aspramente da tutti non tanto per la violazione dei parametri, ma per la contraddizione insita nella mancanza di una sua logica espansiva? A volte ci può stare anche la scelta di indebitarsi ulteriormente, ma con uno scopo ben preciso, quello di investire in qualcosa che ci darà in prospettiva un vantaggio tale da poter diminuire i debiti, e non allo scopo di continuare a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Prima o dopo arriva la mazzata!

Nelle parole dei commissari europei c’era un messaggio di questo tipo: guardate che non state facendo un dispetto all’Europa, ma al popolo italiano. “Chi se ne frega di Juncker, Dombrovskis e  Moscovici”, dice Matteo Salvini, la punta di diamante della linea sovranista e populista del governo Conte. E se per caso avessero ragione? Non dico di bere a gargamella quel che dicono, ma proviamo almeno a ragionare con calma. Forse siamo ancora in tempo.