Italiani e Ue, da fondatori a demolitori

Gli italiani e l’Unione europea: solo il 44% vorrebbe restarvi, il 24% opterebbe per l’Italexit, il 32% si dichiara indeciso. Sono i dati forniti da Eurobarometro, il servizio della Commissione europea, istituito nel 1973, che misura ed analizza le tendenze dell’opinione pubblica in tutti gli stati membri e nei Paesi candidati, avvalendosi di sondaggi d’opinione e di gruppi di discussione. Questi dati risultano tuttavia in contrasto con quello del 65% degli intervistati che si dichiara favorevole all’euro. A prima vista mi sembra la fotografia schizofrenica di una popolazione disorientata e disamorata di tutto. Se avessi dovuto fare una previsione avrei immaginato esattamente il contrario, vale a dire che agli italiani fosse soprattutto indigesta la moneta unica, invece sì all’euro e no alla Ue. Chi ci capisce qualcosa è bravo…

In base a questi sondaggi l’Italia sarebbe il Paese a più bassa convinzione europeistica sui 28 membri. Infatti il 68% degli europei ritiene che il proprio Paese abbia tratto beneficio da questa appartenenza e il 62% considera positivamente l’adesione al consesso. Le statistiche vanno sempre considerate con molta cautela, ma danno l’idea di una tendenza in atto nel nostro Paese. I principali problemi, secondo la mentalità degli europei, sono l’immigrazione, la sicurezza e la disoccupazione: in Italia, ma non solo in Italia, c’è la netta sensazione che l’Ue non sappia dare risposte efficaci alle esigenze dei cittadini.

Che le popolazioni abbiano un atteggiamento critico non stupisce e non scandalizza, anzi. Che preoccupa è il clima negativo e distruttivo in cui le critiche si inseriscono e da cui provengono, vale a dire la tendenza a nazionalismo e sovranismo, vale a dire alla negazione dei presupposti fondamentali della costruzione europea. L’Europa non è certo un giocattolo da prendere a scatola chiusa, ma non è nemmeno un giocattolo da smontare spietatamente solo per il gusto di vederne masochisticamente i meccanismi che non funzionano.

È difficile valutare quanto incida sull’opinione pubblica italiana la linea politica dei due partiti vincenti alle ultime elezioni, la Lega e il M5S, nonché le linee programmatiche (?) del governo Conte e soprattutto il clima da rissa alimentato continuamente verso le istituzioni europee. L’attuale classe politica dominante e digerente (non è un refuso) punta a sfasciare il sistema in nome di un fantomatico popolo (bue), che si sta divertendo senza capire minimamente i rischi di una simile deriva. Tutto si svolge a livello di pancia o di altri organi ben lontani dal cervello. L’ignoranza la fa da padrona, l’informazione fa disinformazione, la politica fatica ad essere credibile. Vince la rissosa e goliardica antipolitica in cui sono impegnati concorrenzialmente leghisti e grillini.

Non vorrei che questo dato antieuropeista fosse una dimostrazione della perdita di coscienza democratica degli italiani: finora infatti la vocazione europea faceva parte del nostro comune sentire. Fra alcuni mesi c’è l’appuntamento elettorale europeo. Guai se consacrasse il ritorno indietro nel tempo, cestinando decenni di faticosa costruzione comunitaria, di cui siamo stati ispiratori e protagonisti. Sarebbe una vergognosa marcia a ritroso. Bisognerebbe reagire immediatamente. Come? Mettendo in campo tutte le migliori risorse umane a servizio del rilancio della politica europea basata sulle idealità e sui valori. Penso che il nostro futuro dipenda e si giochi sul tavolo europeo. Buon lavoro a chi ci crede. Io ci credo!