Il titanic grillino

Sto correndo un rischio: seguendo, mio malgrado, le dichiarazioni scodellate sul piatto politico, finisco col ribattezzare la mia rubrichetta, da “I fatti del giorno” a “Le cazzate del giorno”. D’ora in poi chiederò ai miei sparuti e coraggiosi lettori: la sai l’ultima? Ma sì, l’ultima è quella di Beppe Grillo: «Dovremmo togliere poteri al capo dello Stato, riformarlo. Un capo dello Stato che presiede il Csm, è capo delle forze armate, non è più in sintonia con il nostro modo di pensare».

Non so quale sia il modo di (non) pensare di Beppe Grillo, ma lo dico subito e senza dubbio alcuno: alle sue esternazioni, a metà strada fra il comizio iniziale e la comica finale, preferisco il dettato costituzionale del 1946. Di fronte alle scorribande di questo assurdo personaggio (solo l’Italia può arrivare a tanto) sono sempre incerto: ignorarlo come uno dei tanti coglioni che sparano cazzate a salve o prenderlo sul serio come un furbacchione che maneggia armi pericolose senza averne consapevolezza, uno di quelli insomma che per stupire la gente all’ultimo dell’anno sparano a vanvera dal balcone di casa e…qualcuno ci lascia le penne.

Credo che a lui, sostanzialmente e democraticamente parlando, non interessi un tubo della Costituzione: sta galleggiando faticosamente sul mare inquinato dei suoi sproloqui, ormai è a metà del guado e non sa se tornare indietro, spaventato dalle ondate anomale dimaiane, o se proseguire facendo onde sempre più devastanti. Sulla sua problematica navigazione ha però incontrato un ostacolo, un iceberg (la Costituzione) la cui punta (Sergio Mattarella) potrebbe causare il naufragio. E allora, dal suo punto di vista, bisogna rimuoverlo, toglierlo di mezzo, perché aggirarlo non è possibile.

Migliore attestazione di stima il presidente Mattarella non poteva paradossalmente aspettarsi. Gli italiani che hanno deciso di salire sulla nave grillina lo sappiano: può naufragare disastrosamente, mentre loro ridono e scherzano con le reiterate gag di un comico prestato alla politica. Con Berlusconi l’affarismo si fece politica, con Grillo la farsa si è sostituita alla politica. Beppe Grillo non è uno stupido ed ha capito perfettamente che il suo nemico non è la sinistra (da lui considerata morta perché noiosa, mentre il mondo sta cambiando), non è la destra moderata (si sta consumando nel dilemma berlusconiano), non è la destra leghista (siamo strutturalmente diversi nel Dna, ma l’etica della politica è la lealtà e Salvini è uno che dice una cosa e la mantiene). È il presidente della Repubblica per quello che rappresenta e per quello che è.

Se è vero che, come dice Grillo, l’etica della politica è la lealtà, devo ammettere che, tutto sommato, preferisco la barricadiera e sconclusionata verve salviniana alla pelosa e subdola proposta grillina. Non so perché, ma quando ascolto le sbruffonate leghiste, in fin dei conti e sotto-sotto, riesco irresponsabilmente persino a divertirmi, ma con lo sciocchezzaio grillino mi sento aggredito dalle zanzare con lo spauracchio dello shock anafilattico. Il vero pericolo per il nostro Paese sta nel movimento cinque stelle: fino ad un certo punto ha fatto da argine sistemico alla deriva qualunquista ora se ne è impossessato, la sta alimentando e cavalcando e la sta portando fuori dal sistema democratico. È il momento di tenere duro e forse solo Mattarella effettivamente ci può aiutare.