Il popolo festeggia il lupo e snobba l’agnello

Luigi Di Maio vide il Partito Democratico in piazza che protestava contro la manovra economica del governo pentaleghista e gli venne voglia di sputtanarlo con qualche pretesto. Standosene sul Blog delle Stelle cominciò ad accusare il PD di creare terrorismo mediatico per far schizzare lo spread, di essere irresponsabile e nemico dell’Italia e amico dei poteri forti annidati in Europa.

Il PD gli fece notare che lo spread non dipende dal partito democratico, ma dal grado di fiducia degli investitori verso chi governa e che i mercati non guardano al PD, ma alle linee di politica economica che mettono a rischio la tenuta del Paese, contenute nel documento di economia e finanza varato dal governo, irresponsabile e cialtrone, di cui i democratici sono all’opposizione.

Venutogli meno quel pretesto, Di Maio allora disse: «Ma voi del PD avete governato in passato e i mercati si ricordano di voi e soprattutto di Renzi, ecco perché le borse crollano. È colpa vostra!». E il PD a spiegargli che quando governavano Letta, Renzi e Gentiloni, lo spread era in netto calo e la situazione economico-finanziaria tendeva a migliorare. E poi, se proprio vogliamo scaricare le colpe sul passato, anche gli attuali alleati del M5S, i leghisti, hanno governato per parecchi anni fino a portare l’Italia sull’orlo dell’abisso europeo.

«Bene» concluse Di Maio, «se siete così bravi a trovare delle scuse, noi non possiamo rinunciare a darvi tutte le colpe e a farvi mangiare dal popolo. Infatti abbiamo oltre il 60% di consenso, fatevene una ragione. La manovra economica per la prima volta fa il deficit per dare ai più deboli e non alle banche».

Dalla piazza risposero i democratici, una volta tanto uniti fra di loro: «La vostra è una manovra contro il popolo, perché ne aumenta i debiti. Il deficit sarà ben più alto di quanto previsto e il Paese è a rischio». E Di Maio, spazientito come non mai, rispose: «Metteremo mano alle forbici e abbatteremo il debito tagliando spese inutili».

A quel punto, visto che contro chi ha deciso di avere ragione a tutti i costi, non c’è argomento che tenga, il PD si rassegnò. Riprese a litigare al proprio interno fra coloro che vorrebbero dialogare e collaborare con i grillini e quanti non li vogliono nemmeno vedere, fra coloro che vorrebbero restare in piazza per ripartire dal popolo, non quello osannante sotto le finestre di Palazzo Chigi, ma quello storico per una nuova sinistra, e quanti pensano di rimandare tutto al congresso in cui decidere se farsi mangiare definitivamente dal popolo o provare a resistere in nome di un’Italia che non è minoritaria e cerca di reagire.

La favola finisce qui, chiedendo scusa a Fedro per avere liberamente adattato la sua (Il lupo e l’agnello) alla sciocca prepotenza grillina e alla pigra arrendevolezza piddina.