Giovanni Tria, soprannominato “il bohémien”

“Se l’Italia vuole un trattamento particolare supplementare, questo vorrebbe dire la fine dell’Euro. Bisogna essere molto rigidi. L’Italia si allontana dagli obiettivi di bilancio che abbiamo approvato insieme a livello europeo. Non vorrei una crisi come la Grecia”. Così il presidente della Commissione Ue, Juncker, non certo un nemico dell’Italia. Juncker era a Friburgo in Germania e rilasciava queste dichiarazioni mentre il ministro italiano dell’Economia, Giovanni Tria, giungeva all’Eurogruppo a Lussemburgo, dove non è stato accolto con rose e fiori e quindi ha invitato i partner europei a stare tranquilli, rassicurandoli che il rapporto debito/pil scenderà nel 2019.

Poi ha cercato di spiegare che cosa sta accadendo e come è formulata la manovra. “Il 2,4 % è un numero che non corrisponde ad alcune regole europee, ma fa parte della normale dinamica Ue, è sempre accaduto a molti Paesi nel corso degli ultimi decenni: sono pochi quelli in regola con Ue. Non significa che non vada rispettata la legge, ma ci sono delle situazioni economiche in cui bisogna fare delle valutazioni”. Così il ministro Tria.  “Importante è la qualità della manovra. Questa è di crescita. Se non vinciamo la scommessa cambieremo misure. Non ci sarà alcuna fine dell’Euro”. Tria ha lasciato anticipatamente la riunione di due giorni per rientrare a Roma. Non parteciperà all’Ecofin, la riunione dei ministri finanziari. Lo confermano fonti del Mef specificando che Tria torna per potersi dedicare al completamento della Nota di aggiornamento al Def e all’Ecofin andrà il direttore generale del Tesoro Rivera.

Due banali riflessioni mi vengono spontanee. Innanzitutto non mi sembra il momento di snobbare importanti riunioni a livello europeo: è inutile nasconderlo, siamo nell’occhio del ciclone e dare l’impressione di trascurare i tavoli europei non è certo il modo migliore per chiarire la posizione italiana a livello di confronto e di dialogo. L’aria che tira non è delle migliori e quindi non sono opportune furbizie pseudo-diplomatiche. In certi frangenti bisogna essere presenti e puntuali nel sostenere le proprie tesi, ma anche nell’ascoltare le obiezioni e le critiche dei partner, che fino a prova contraria non sono dei nemici.

La seconda riflessione riguarda il tono e il contenuto delle dichiarazioni rilasciate frettolosamente dal ministro Tria. In Bohème, l’opera lirica di Giacomo Puccini, Rodolfo cerca di giustificare il suo distacco da Mimì con argomenti pretestuosi, al punto che l’amico Marcello è costretto a dirgli: “Lo devo dir? Non mi sembri sincer…”. Il seguito lo lascio perdere per carità di Patria. Leggendo i comunicati stampa, che riportano le parole di Tria, ho avuto la stessa reazione di Marcello: le spiegazioni non sono plausibili, lasciano il tempo che trovano, rinviano i problemi a data da destinarsi.

Appellarsi ad una situazione eccezionale, peraltro prevista dagli accordi europei, non è oggettivamente sostenibile: la giustificazione è fasulla e posticcia e quindi non può essere presa in seria considerazione. Che uno sforamento del 2,4 % a livello di rapporto defici/pil faccia parte della normale dinamica UE, dopo che l’Italia si era impegnata a puntare allo 0,8 %, è sinceramente un’argomentazione ridicola (lo stesso Tria risulta aver battagliato per non alzare la previsione del deficit fino a quel punto). Prevedere che, se non si otterranno i risultati di crescita, verranno cambiate le misure, sa tanto dell’infantile promessa di “fare i bravi” dopo aver sgarrato a più non posso.

Mi auguro che Giovanni Tria, se ancora possibile, lavori sodo sul Def e poi, visto che non ritiene opportuno dimettersi, cerchi almeno di spiegarsi meglio e di tenere un atteggiamento corretto nei confronti dell’Unione Europea. Non può traccheggiare, fare il finto tonto, prendere tempo. Abbia il coraggio di dire che in questa fase politica l’Italia ritiene di allontanarsi dai propri impegni europei, chiedendo transitoria comprensione e tolleranza. Per stare sempre a Bohème, al nostro ministro non resta, parafrasando Mimì, che cantare: “Altro dell’Italia non saprei narrare, sono il vostro vicino che vi vien fuori d’ora a importunare”. Speriamo che queste citazioni operistiche non siano dei lapsus freudiani, dal momento che “Bohème” significa “Vita povera e disordinata”.