Contro gli immigrati tutto fa brodo

Se è vero, come è vero, che l’operato della magistratura va rispettato ed accettato (per la verità il discorso riguarderebbe le sentenze e non le ordinanze di custodia cautelare o di arresti domiciliari), altrettanto vero è che la magistratura è sì un potere autonomo ed indipendente, ma non è un’isola dal momento che risente del particolare e mutevole clima sociale in cui è chiamata ad operare.

Non sono un esperto in diritto penale, ma i provvedimenti giudiziari adottati nei confronti di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, un comune in provincia di Reggio Calabria, e della sua compagna, vale a dire arresti domiciliari per il primo e divieto di dimora per la seconda, mi sembrano eccessivi e azzardati. Questo sindaco era diventato un simbolo dell’accoglienza ai migranti, per protesta contro le difficoltà frapposte all’opera del comune aveva fatto anche lo sciopero della fame ed era stato inserito dalla rivista “Fortune” tra le 50 personalità più influenti del mondo.

Stando alle notizie che circolano, sotto la lente dell’indagine sarebbe finita la gestione dei finanziamenti del ministero dell’Interno al comune di Riace per l’accoglienza di rifugiati e l’affidamento del servizio raccolta rifiuti. Le indagini che hanno portato all’arresto di Mimmo Lucano hanno fatto emergere “la particolare spregiudicatezza del sindaco nell’organizzare matrimoni di convenienza tra riacesi e donne straniere per favorire illecitamente la loro permanenza”. Così la procura di Locri. Con la compagna avrebbe architettato “espedienti criminosi per trasgredire norme civili, amministrative e penali”. La procura gli contesta una “lunga serie di irregolarità amministrative e di illeciti penalmente rilevanti”. Lucano avrebbe ammesso di essersi adoperato personalmente per organizzare matrimoni “di comodo”.

Dalle indagini che hanno portato all’arresto non sono emersi reati legati alla gestione del denaro. Ad affermarlo nella sua ordinanza è il gip, che parla di “malcostume diffuso” e gestione “tutt’altro che trasparente” di risorse erogate per progetti Sprar e Cas, che però “non si sono tradotte in alcuna delle ipotesi delittuose ipotizzate”. Le irregolarità, secondo la procura, riguardano “procedure di affidamento diretto alle associazioni operanti nell’accoglienza” e altro. Sembra quasi intuibile una diversità di vedute tra procura e giudice per le indagini preliminari e noto una certa confusione, che potrebbe essere anche frutto dell’improvvisazione e superficialità con cui vengono redatte e diffuse certe notizie.

Visto dal governo legastellato: “Accidenti, chissà cosa diranno adesso Saviano e tutti i buonisti che vorrebbero riempire l’Italia di immigrati!”. Questo il commento su Facebook del ministro dell’Interno e vicepremier, Salvini, circa l’arresto di cui sopra. “Riace non era un modello, è finita l’era del business dell’immigrazione”. Scrive così in un post del blog delle Stelle, il sottosegretario all’Interno, Sibilia. “Il sistema dell’accoglienza targato Pd ha creato più indagati che integrati”. “Per Riace non ci sono coperture e il nostro governo si è posto l’obiettivo di eliminare i finanziamenti a pioggia” prosegue Sibilia.

Visto da sinistra: “Non entriamo nel merito del lavoro della magistratura (…) ciò che invece ci preme sottolineare è il valore del modello di integrazione e umanità che Mimmo Lucano è riuscito a realizzare a Riace”. È quanto afferma il responsabile del Pd della Calabria, Piccio. “Mi pare che alla base ci sia proprio l’idea di colpire un modello (…) di criminalizzare la solidarietà”, dice il segretario di SI, Fratoianni. Pressoché identica la posizione di LeU. Boldrini: “Il suo modello è riconosciuto anche all’estero”. Fiom e Usb esprimono solidarietà.

Questo sindaco è passato dall’altare della esemplare solidarietà alla polvere della grave irregolarità. Fra qualche anno magari la Corte di Cassazione dirà, come è già successo, che le scorrettezze a fin di bene non sono penalmente perseguibili e tanto meno condannabili. Ma restiamo ai nostri giorni ed al clima di intolleranza ed astio scatenatosi contro gli immigrati a cui anche la magistratura rischia di portare il suo contributo (dalla squalifica alle ong alla sputtanata di un sindaco accogliente).

Durante una campagna elettorale in cui si contrapponevano Berlusconi e Prodi, Roberto Benigni, con la sua impareggiabile verve ironica, disse nel pieno di una trasmissione televisiva della Rai, fregandosene altamente della par-condicio: «Io non sono di parte, ma Berlusconi non mi piace…».  Non ho l’autorevolezza del grande Benigni, ma provo ad imitarlo: «Sull’arresto di Mimmo Lucano non ho le idee molto chiare, ma sto con Lucano» Come sostiene Roberto Saviano, nelle azioni di questo sindaco, se non ci sono finalità di lucro, ci può essere solo disobbedienza civile. “È un reato l’umana solidarietà?” domanda don Ciotti, che poi dice: sto con Lucano. Ribadisco: sono d’accordo!