Salvini indagato mezzo santificato

Non ho la preparazione giuridica per capire se l’inchiesta aperta sul ministro Salvini in merito alla vicenda della nave Diciotti sia basata su un’effettiva ipotesi di reato o sia un sasso gettato nella piccionaia dell’attuale politica o possa essere, come sostiene l’interessato, un boomerang per la magistratura ed un perfetto assist per l’aumento dei consensi leghisti.

Sul piano politico l’indagine ha indubbiamente creato qualche grattacapo ai grillini, costringendoli ad usare, come è loro costume, due pesi e due misure pur di salvaguardare l’equilibrio di governo e difendere la precaria convivenza con l’invadente alleato leghista. Di Maio si arrampica sugli specchi con le mani sporche di grasso: «L’indagine di Agrigento è un atto dovuto perché le decisioni prese a proposito della nave facevano capo al Viminale. Andiamo avanti, il nostro codice etico non è stato violato e la Lega è leale. Tutti gli eritrei potranno presentare domanda d’asilo. Noi abbiamo sempre protetto chi scappa da una guerra. Salvini non deve dimettersi. Giusto che i pm indaghino, ma stiamo difendendo l’Italia». I tanto vituperati democristiani di fronte a queste esercitazioni del “dire e non dire” ed a tali equilibrismi sul filo del rasoio, fanno la figura dei principianti: il potere insegna molto in fretta a chi ce l’ha.

Gli altarini grillini sono quindi in parte scoperti, ma per il momento ci vuole ben altro per mettere in crisi la coabitazione tra Lega e M5S. Dice un vecchio adagio presente in parecchi dialetti: “Il Signore li fa e li accompagna”. Chi vivrà vedrà. Non intendo “gufare” contro il governo giallo-verde, anche perché le “autogufate” non mancano, basta volerle sentire e vedere.

L’iniziativa giudiziaria della procura di Agrigento ha ottenuto un altro effetto di segno diverso: ha ributtato Matteo Salvini nelle braccia di Forza Italia, alla quale non è parso vero di sfruttare l’occasione per attaccare l’invadenza politica di certa giustizia ad orologeria e per auspicare un ritorno all’ovile della pecorella smarrita (meglio parlare di caprone in libera uscita). Prendo la dichiarazione più autorevole ed equilibrata, quella di Antonio Tajani: «Non si può processare una linea politica, alla fine Salvini sarà prosciolto dal Tribunale dei ministri e diventa solo uno scontro propagandistico che non risolve il problema vero: né quello dell’immigrazione né quello della separazione dei poteri. La vicenda pone con forza il problema della riforma della giustizia, non possiamo più perdere tempo, c’è il rischio di avere continui conflitti tra diversi poteri dello Stato». E anche gli altarini forzitalioti sono in parte scoperti, ma per il momento ci vuole ben altro per riportare Salvini nel gregge del centro-destra. Sono troppi i fuorusciti e troppo pochi gli ortodossi: più facile che continui la fuga verso la Lega piuttosto che i leghisti tornino sui loro passi. Chi vivrà vedrà. Non intendo “gufare” contro il centro-destra, anche perché è già talmente disastrato da impietosire più che istigare all’attacco.

C’è un terzo effetto: quello sull’opinione pubblica. Sono finiti i bei (?) tempi in cui la magistratura aveva sempre ragione e veniva vista come l’ancora di salvezza della democrazia agonizzante. Oggi ho l’impressione che faccia il solletico alla gente e infastidisca chi vuole andare al sodo col referendum “immigrati sì o no” e faccia ridere chi si è schierato dalla parte del giaguaro leghista e barista. Non a caso Salvini ha dichiarato: «Questa inchiesta si rivelerà un boomerang per i pm. Solidali con me molti giudici, tanti politici e parecchia gente che è fuori dalla politica e non ha votato Lega. Occorre riformare la Giustizia, non per Salvini, ma perché abbiamo milioni di processi arretrati e questo frena gli investimenti. L’Ue è assente, sorda e menefreghista: bene ha fatto Conte ad annunciare che quando avranno bisogno di noi li ripagheremo con la stessa moneta». Se, come ho annotato sopra, le giravolte verbali dimaiane fanno pensare alla viscida ed opportunistica abilità democristiana, le sparate salviniane fanno ricordare le anacronistiche, ma sempre efficaci, invettive mussoliniane. Tutto sommato mi è più simpatico Salvini, perché le spara grosse e perché sotto-sotto spero che la panna montata si smonti, anche se si può congelare, ma perde sapore…