Pericolo: caduta sviluppo

L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (OCSE) manda un avvertimento piuttosto chiaro per bocca del suo capoeconomista Laurence Boone: «Brexit e l’Italia sono tra i principali rischi che potrebbero impedire all’Europa di prosperare». L’Ocse si esprime così: «All’Italia lanciamo un messaggio molto semplice: molte riforme sono state fatte dal precedente governo; è vitale che queste riforme continuino perché l’Italia deve andare avanti nel cammino della crescita». Boone ha quindi dato un avvertimento sulle politiche fiscali e sul controllo della spesa pubblica per rilanciare gli investimenti. «Quando parliamo di riforma delle pensioni, penso sia importante non disfare la riforma Fornero» ha poi aggiunto. «Se si tratta di ridurre l’età pensionabile, ha affermato, sappiamo che questo non crea occupazione, non sono i giovani che rimpiazzano gli anziani».

È arrivata pronta la replica di Luigi Di Maio: «L’OCSE non deve intromettersi nelle scelte di un paese sovrano, che il governo democraticamente legittimato sta portando avanti. Quasi due terzi degli italiani sono con noi. I burocrati se ne facciano una ragione». Più asettica e lapidaria la reazione del premier Conte: «Le valutazioni sull’Italia non sono supportate dai dati di fatto».

L’Ocse non è una organizzazione autoreferenziale, che sputa sentenze senza arte né parte: è una struttura tecnico-scientifica voluta dai paesi (attualmente 36) che si riconoscono nella democrazia e nell’economia di mercato, a supporto delle loro politiche, una sorta di maxi-consulente a servizio dei governanti. Risulta quindi francamente fuori luogo la stizzita replica dimaiana: non si tratta di intromissione, l’Ocse fa il suo mestiere, i governi il loro. Se questi ultimi non vogliono tenere conto dei consigli, liberi di farlo a loro rischio e pericolo. Oltre tutto si può andare nel fosso anche con l’appoggio della maggioranza dei cittadini. Non mi sembra infine che si possa liquidare l’Ocse come un’accozzaglia di aggressivi burocrati.

Quando transito su una strada e vedo il cartello “Pericolo – caduta massi” mi chiedo: allora forse sarebbe meglio chiudere la strada…Poi ci penso e concludo: non c’è la certezza dei massi, ma solo una probabilità, che consiglia di non sostare e di non prendere la cosa alla leggera. Mettiamo il caso di un pullman i cui passeggeri decidano all’unanimità di fermarsi comunque, ritenendo un’inutile e burocratico allarmismo l’indicazione del cartello. Non per questo i massi non cadranno e il pericolo non esisterà.

Non sono certo tenero e credulone nei confronti dei tecnici. Non nutro stima incondizionata verso tre categorie di esperti: psicologi, sociologi ed economisti. Spero di non offendere o irritare nessuno perché di paradossi si tratta. Gli psicologi hanno sempre ragione in quanto, per il dritto o per il rovescio, in un modo o nell’altro, in un senso o nel suo contrario, trovano sempre una spiegazione, piuttosto campata in aria, e nessuno è in grado di confutarla. I sociologi, come detto più autorevolmente da altri, si dedicano abilmente alla elaborazione sistematica dell’ovvio, fanno una fotografia, più o meno nitida, della situazione. Gli economisti elaborano teorie che si rivelano sempre e sistematicamente sbagliate: in parole povere non ci pigliano mai. Non prendo quindi per oro colato quanto dice l’Ocse sulla scorta delle opinioni del suo staff di economisti. Figuriamoci però se, a maggior ragione, prendo per oro colato il coacervo di “cazzate” sparate a vanvera dai maggiorenti del governo legastellato o pentaleghista come dir si voglia.

Quanto al richiamo contiano ai dati di fatto, mi sembra piuttosto puerile ed ovvio: si tratta di studi, previsioni, proiezioni, elaborazioni e come tali vanno considerate e valutate. La ricetta sicura non ce l’ha l’Ocse, ma nemmeno Giuseppe Conte. Tra l’altro lui non è un tecnico prestato alla politica? Se non crede alla tecnica, visto che di politica non ne capisce una mazza, cosa gli e ci rimane?