Meglio Padre Pio di Donald Trump

In occasione della giornata dedicata alla memoria liturgica di San Pio da Pietrelcina, il premier Giuseppe Conte è stato a San Giovanni Rotondo a pregare Padre Pio, che secondo lo zio, Frate fedele, lo illumina anche nel nuovo incarico di governo. E, come ha detto lui stesso mostrando a Bruno Vespa l’immaginetta che tiene sempre in tasca, gli ha insegnato l’umiltà.

Mescolare politica e fede religiosa è sempre piuttosto pericoloso. Ci sono riusciti nel passato illustri personaggi, che non hanno ostentato santini, ma hanno incarnato nella loro vita politica i valori cristiani in modo esemplare e costruttivo. Sul collegamento spirituale tra Padre Pio e Giuseppe Conte ho fatto due riflessioni, con tutto il rispetto per il premier e soprattutto per Padre Pio.

Probabilmente solo il Santo potrebbe fare quadrare la manovra economica.  E Giuseppe Conte infatti ha prevenuto le facili ironie definendola laicamente coraggiosa e utile al Paese e non miracolosa. Più leggo le anticipazioni relative alla politica economica del governo e più mi convinco che il problema non è l’ondivago ministro Tria, non sono i supponenti funzionari del Mef, non è l’Europa con i suoi taglieggiamenti, non sono i mercati con le loro speculazioni, ma l’assurdo contratto di governo, che alla prima vera prova del fuoco si sta sciogliendo come una candela. Ecco perché occorrerebbe un miracolo di Padre Pio, anche se forse sarebbe meglio riservarlo a qualche migliore causa. Sì, perché un simile miracolo finanziario farebbe più male che bene al Paese.

La seconda riflessione riguarda tutta il premier Giuseppe Conte al di là della sua rispettabilissima devozione. Lo vedo molto male: non ha in mano la situazione politica, stretto com’è nella bolgia pentaleghista. È un presidente del Consiglio sotto tutela di due penosi personaggi, che giocano a fare i politici: capisco che la politica abbia sempre un suo fascino ed eserciti un forte richiamo, ma chi gliel’ha fatto fare. Il problema è fortemente aggravato dalla sua mancanza di padronanza in materia economica: i vice-presidenti lo scavalcano e gli tirano continuamente autentici “boridoni”; i ministri economici lo ignorano e tentano di brancolare nel loro buio, senza bisogno di ulteriore confusione dialettica e programmatica.   Giuseppe Conte fa più tenerezza che rabbia, non è antipatico, è soltanto fuori luogo, fuori tempo e fuori “come un balcone”. Si è aggrappato a Donald Trump senza rendersi conto del rischio di legarsi a questo pazzo, che riesce ad incasinare tutto quel che tocca. A livello europeo continua a girare a vuoto, dice e disdice, sembra uno capitato a Bruxelles per puro caso. Mi dispiace per lui, che tutto sommato, giudico una degna e brava persona. Mi dispiace soprattutto per l’Italia.

Non so cosa salterà fuori dalla manovra economica in via di elaborazione: un giro vorticoso di miliardi presenti solo nella fantasia di Salvini e Di Maio. Ci sarebbero tutti i presupposti per chiedere un miracolo non solo a Padre Pio, ma anche a tutti i santi protettori dell’Italia e dell’Europa. Non il miracolo di quadrare i conti, ma di portare alla ragione chi ci sta governando. Proviamoci e chissà che non funzioni.