Se la contrarietà al governo legastellato sembrava dare un minimo di dignità politica e una parvenza di coerenza alle posizioni di Forza Italia e se il tentativo di distinguersi dalla deriva populista dello scomodo alleato (?) leghista dava un minimo di credibilità al pur strumentale liberismo in salsa berlusconiana, l’accordicchio sulla nomina del presidente Rai con un probabile scambio di favori toglie ogni parvenza di serietà alla politica forzitaliota appiattendola definitivamente e irreversibilmente sul portafoglio di Arcore.
Il candidato alla presidenza Rai, Marcello Foa, diventa improvvisamente accettabile in cambio di un succoso piatto di lenticchie pubblicitario per Mediaset e dintorni. Più i consensi a Forza Italia si assottigliano e più si scopre quanto si sapeva fin dal 1994, vale a dire che questo partito altro non era e non è se non la longa manus politica dell’impero mediatico e degli interessi imprenditoriali di Silvio Berlusconi.
I grillini che, in sede di formazione del governo giallo-verde, si erano pateticamente battuti per tenere rigorosamente fuori dalla porta il vecchiume berlusconiano, se lo trovano improvvisamente alla finestra, socchiusa da Salvini, probabilmente in cerca, anche lui, di soldi e di un filo di collegamento con il centro-destra vecchia maniera. Una buffonata! Il M5S la berrà da bótte? Nel bailamme governativo c’è posto anche per simili pasticci, uno più uno meno non fa una grande differenza. Non c’è argomento infatti su cui si riscontri un minimo di accordo fra i partner di governo: non riesco a capire se la partita volga al termine e tutti cerchino di lucrare posizioni elettorali e politiche per il dopo o se sia ancora presto per togliere le tende e quindi si tenda a vivacchiare su tutto. In una situazione del genere può essere interessante anche un ammorbidimento dell’opposizione di Fi? In fin dei conti un po’ di pubblicità in più a Mediaset potrebbe persino valere una più tranquilla situazione parlamentare in vista della manovra finanziaria. Tutto fa brodo, anche le lenticchie.
Il vero problema infatti è come uscire dal collo di bottiglia di una legge di bilancio, che non offre margini per avviare quelle promesse elettorali, peraltro contraddittorie, formulate da Lega (alleggerimento fiscale) e dal M5S (reddito di cittadinanza) e da entrambi (revisione della stretta pensionistica di marca Fornero). Miliardi che ballano sotto l’occhio scettico dell’Europa e sotto gli occhi famelici dei mercati finanziari. Berlusconi può dare un minimo di aiuto e copertura sul fronte Ppe? Se la realpolitik grillina si riduce a (con)cedere spazio di manovra al sempre più invadente alleato leghista e a votarsi al peggior nemico (lo psiconano) per uscire dall’imbuto europeo, vuol proprio dire che le lenticchie offerte a Berlusconi altro non sono che la frutta a cui sono arrivati o stanno arrivando.
Sinceramente non so se essere divertito per l’ennesima fregoliana comparsa in scena di Silvio Berlusconi, se essere stordito dalle farneticanti e velleitarie proposizioni dimaiane, se essere stupito dalle infinite risorse demagogiche salviniane, se essere impietosito dalle difficoltà di Conte e Tria o… se essere irritato per il balletto precongressuale del Pd, il quale non trova di meglio che continuare a litigare su come fare opposizione, finendo per non farla. Berlusconi ha scelto di non farla e sta incassando il corrispettivo. Il Pd non è fortunatamente così cinico, ma non fa opposizione perché è innanzitutto e soprattutto all’opposizione di se stesso.