La rima sbaciucchiata

Il vicepremier Di Maio, intervistato dal ‘Fatto’, ribadisce la fiducia a Tria, ma insiste: “C’è chi rema contro”. Promette reddito e pensioni di cittadinanza facendo più deficit (esclusi i migranti), annuncia “rimborsi a tutti i truffati dalle banche”, sconti Ires “per chi inquina meno”, e “carcere per gli evasori”. “Inaccettabile” il condono fino a un milione: “Abbiamo chiesto i dati per individuare le persone in difficoltà, dai piccoli imprenditori alle famiglie. E su quelli costruiremo soglia e platea della pace fiscale”. La Legge di stabilità “sarà una manovra del popolo, che aiuta gli ultimi e fa la guerra ai potenti”.

Può valere la famosa barzelletta delle promesse elettorali, anche se le elezioni ci sono state da un pezzo, ma c’è sempre un’elezione dietro l’angolo: “Vi daremo questo, vi concederemo quest’altro, vi offriremo ciò che vorrete…”. E l’afta epizootica? chiese timidamente un agricoltore della zona interessata. Vi daremo anche quella! rispose gagliardamente il comiziante di turno.

La barzelletta però si complica perché si arriva addirittura a parafrasare il Vangelo e a varare un “Magnificat” a misura dimaiana: “Rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili”.  Chissà perché dal reddito di cittadinanza verranno esclusi i migranti? Non sono forse gli ultimi degli ultimi? A completamento della barzelletta di cui sopra un africano chiederebbe timidamente: “E io che sono un migrante?”. Di Maio andrebbe un poco in difficoltà, ma lo supporterebbe immediatamente l’alleato Salvini: “Ti daremo il foglio di via per tornartene a casa”. Un ulteriore vangelo apocrifo scritto in fretta e furia.

La demagogia è la degenerazione della democrazia, per la quale al normale dibattito politico si sostituisce una propaganda esclusivamente lusingatrice delle aspirazioni economiche e sociali delle masse, allo scopo di mantenere o conquistare il potere. Nelle facoltà di Scienze politiche si potrebbe tranquillamente inserire un insegnamento complementare sulla demagogia tenuto da Beppe Grillo, il quale, come fanno purtroppo tanti cattedratici, finirebbe col delegare le lezioni al suo assistente Luigi Di Maio e tornerebbe in pista solo al momento degli esami, regalando il 30 politico a tutti i potenziali elettori pentastellati. Ma ci sarebbe anche un altro corso, “Demagogia 2”, tenuto in prima persona da Matteo Salvini: l’imbarazzo della scelta con il rischio di fare confusione in sede di esame. Qualcuno potrebbe studiare sulle dispense grilline e poi andare sotto esame leghista: un bel casino!

Come dare torto a Silvio Berlusconi che vagheggia la possibilità di candidarsi alle prossime elezioni europee. Se giochiamo a chi è più demagogico, lo psiconano è in pole position, ha le carte in regola, forse non lo batte nessuno. Sarebbe una bella gara a tre per la palma del miglior demagogo. Nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, fra Cristoforo grida in faccia a don Rodrigo, il prepotente che finge di offrire protezione: “Verrà un giorno…”. Oso anch’io, da villano temerario e da poltrone incappucciato, sperare che un bel giorno il gioco demagogico, che sta prendendo dimensioni colossali, possa essere smascherato. Chissà che alla rima baciata fra democrazia e demagogia, si possa sostituire la rima scombussolata tra promesse e bidonate.