La brezza Obama

Nella mia vita ho incrociato parecchi enti, in cui ho lavorato o con cui ho avuto rapporti di vario tipo, avendo necessità e opportunità di confrontarmi con i loro presidenti. Ebbene, una strana costante è stata quella di incontrare parecchie difficoltà, a volte quasi drammatiche, con i presidenti in carica, arrivando anche allo scontro fino alle estreme conseguenze della rottura. Mentre trovavo tali e tanti problemi nei rapporti con la dirigenza in sella, scoprivo di essere in perfetta sintonia con i predecessori. Purtroppo era tardi, ero fuori tempo massimo e questo feeling di ritorno da una parte mi consolava, ma dall’altra mi arrecava ulteriore rincrescimento e rimpianto.

Di questo strano destino esistono senz’altro cause storiche e psicologiche, che non ho mai sufficientemente indagato e approfondito, preferendo chiudermi in una sorta di masochistica autoflagellazione culturale. Il tempo è inesorabilmente galantuomo o cinicamente menefreghista? Nella prossima vita vedrò di rimediare… Fatto sta che in questi giorni l’inghippo culturale si è ripetuto. Per quanto può riguardarmi mi sento profondamente vedovo della presidenza di Barak Obama e proporzionalmente separato da quella di Donald Trump. Ho tanta nostalgia del passato: non solo lo rivaluto, come è normale che avvenga, ma lo rimpiango con tutte le mie residue forze. Il fascino dell’ex mi intriga assai.

Ma veniamo a quanto affermato in questi giorni da Barak Obama, tornato in campo invitando i giovani ad andare a votare nelle elezioni americane di mid-term del prossimo novembre: “La posta in gioco è alta e le conseguenze dello starsene da parte si fanno più grame”. Obama ha affermato che quello in corso è un momento davvero diverso da quanto visto fino ad ora in America. Ha però sottolineato che i timori per la democrazia non sono iniziati con Trump. Il tycoon convertito alla politica “sta solo sfruttando il risentimento nei confronti dei politici, che c’è da anni”. L’ex presidente ha proseguito: “Lo status quo spinge in senso contrario al progresso. A volte questo cambiamento arriva da persone, che in maniera genuina, anche se sbagliata, temono il cambiamento. Più spesso è creato da persone potenti e privilegiate che vogliono tenerci divisi, arrabbiati e cinici. Perché questo li aiuta a mantenere lo status quo, a conservare il loro potere e i loro privilegi. E può capitare di crescere in una di queste fasi. Tutto questo non è iniziato con Donald Trump: lui è un sintomo, non la causa”.

Mi sono sentito rasserenato e rinfrancato. Non so quanto effetto avranno le parole di Obama. Trump si è affrettato a commentare di essersi addormentato ascoltandole. Lo capisco! Probabilmente anche i giovani americani faranno fatica a mettersi in sintonia con esse.

In Italia i sondaggi danno in rapida salita i consensi alla Lega: possibile? Possibilissimo. Stanno sfruttando il risentimento nei confronti della politica, anche da parte di categorie che non avrebbero motivi seri al riguardo. Anzi…Pensiamo agli agricoltori, a tutti gli aiuti da essi ricevuti, all’attenzione riservata ai loro problemi. Niente: tutti stupidi e tutti ladri. Non ci sto! Dagli Usa è sempre arrivato un vento che, volenti o nolenti, ci ha coinvolto. Speriamo che, dopo il ciclone Trump, ritorni la brezza Obama: per l’Italia, per l’Europa e per il mondo.  Sarò un illuso, ma ci spero.