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Il filosofo Massimo Cacciari, come al solito, non le manda a dire. Di fronte alla vicenda della nave costiera italiana Diciotti, che, dopo aver salvato 177 migranti alla deriva, non riesce a sbarcarli in un porto per la sciagurata impuntatura del governo e dei suoi ministri (in)competenti (soprattutto quello degli Interni, Matteo Salvini), Cacciari ha dichiarato a voce alta, ha quasi gridato in televisione: «Mi vergogno di questo paese. Chi non si indigna è un pezzo di merda». Per quanto occorrer possa, mi associo.

In un certo senso gli ha fatto eco Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, esponente di Forza Italia (a dimostrazione che siamo in territorio pre-politico), il quale, dopo aver fatto visita alla nave e alle persone in essa pazzamente trattenute, rivolto a Salvini, ha detto: «Non sei razzista, sei solo stronzo». Per poi rincarare la dose: «Se ti chiedo scusa dopo che ti ho detto stronzo, fai scendere le 11 povere donne dalla Diciotti?». Il governo italiano ridotto a gabinetto di un asilo infantile, il popolo italiano ridotto a fogna in cui galleggiano…

Non ricordo chi, nei giorni scorsi, dopo essere salito a bordo della nave costiera, abbia giustamente detto come un conto sia parlare di immigrati e ben altra questione sia toccare con mano la condizione sub-umana in cui vengono tenuti (altro che vedere le partite su Sky…) e da cui provengono.  All’Unione Europea non par vero di squalificare il nostro paese, rispondendo picche ai ricatti salviniani ed alle velleitarie avance contiane. Morale della favola: un’Italia isolata, sgovernata, abbandonata al peggior menefreghismo, succube di inquietanti e squallidi personaggi, incapace di ragionare, con la coscienza sporcata da vicende inqualificabili di pre o post razzismo.

Ricordo come nei giorni successivi allo tsunami del dicembre 2004, che procurò una vera e propria catastrofe nell’oceano indiano, alcuni italiani si rammaricavano per le loro vacanze messe in discussione, al punto da far dire all’allora ministro degli esteri Gianfranco Fini, non certo un fior fiore di personaggio per sensibilità e socialità: «Ci vuole un bel pelo sullo stomaco a preoccuparsi delle proprie vacanze di fronte ad un simile sconvolgente evento…». Non so cosa pensino i vacanzieri italiani della vicenda della nave Diciotti e dei disgraziati in essa (quasi) sequestrati. Mi auguro che almeno, come ha dichiarato Cacciari, trovino un rigurgito di sensibilità, vadano a rispolverare nella loro coscienza un minimo di coraggio per indignarsi e protestare.

Ricordo che mio padre, con la sua solita e sarcastica verve critica, di fronte agli insistenti messaggi statistici sulla morte di un bambino per fame ad ogni nostro respiro, si chiedeva: «E mi alóra co’ dovrissja fär? Lasär lì ‘d tirär al fiè?». Lo diceva per mettere fine ai pietismi di maniera, che non servono a nulla e vanno molto di moda. Ma qui il discorso è diverso: non è una pubblicità volta a impietosire, è molto concreto, è politico, è umano, ci riguarda direttamente e da vicino, non ci può lasciare indifferenti. La vicenda della Diciotti mette in evidenza clamorosamente la paradossale contraddizione di una nave militare italiana, che fa il proprio dovere salvando vite umane e non riesce a sbarcare il suo “carico” sul territorio nazionale. Perché? Perché una specie di ministro vuol giocare a battaglia navale sulla pelle di decine e decine di persone in pericolo di vita. E molti, dopo averlo votato, lo applaudono, gli danno ragione, lo godono. Non smettono nemmeno  figurativamente di respirare, come diceva mio padre, se ne fregano altamente e non sono capaci non dico di un gesto di pietà, ma neanche di un piccolo pensiero di solidarietà umana. C’è una parte d’Italia, che sulla insensata scia grillo-leghista, sta mettendosi la coscienza sotto i piedi, con l’aberrante scusa di gridare alla coscienza dei politici precedenti. Se non se ne accorgono, fanno pena e devono darsi una svegliata; se, come temo, sono in mala fede, li definirei con le stesse parole di Cacciari e Miccichè: sono  stronzi!