Pace fatta tra santissimo governo e cani volterriani

Papa Francesco ha finalmente approvato una modifica al testo del Catechismo della Chiesa Cattolica dichiarando inammissibile la pena di morte e impegnando la Santa Sede ad attivarsi con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo.

Era ora! Si tratta di una di quelle novità “patocche”, che fanno fatica ad entrare nei documenti ufficiali della Chiesa, perché troppo spesso la ragion di Chiesa prevale sulla ragion di Vangelo. Negli insegnamenti evangelici la legge del taglione, di cui la pena di morte altro non è che la versione pubblica, viene superata. “Avete inteso che fu detto agli antichi: non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarò sottoposto al fuoco della Geenna. Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al male; anzi, se uno ti colpisce alla guancia destra, tu porgigli anche la sinistra”.

Sto leggendo in questi giorni diverse analisi critiche sul pontificato bergogliano: tutto si può dire, tutto è discutibile. Una cosa è certa: lo sforzo principale di papa Francesco è quello di ricondurre la religione nel solco evangelico, riportando le questioni etiche alle indicazioni di Gesù e pulendole da tutte le incrostazioni tradizionali. Fatto questo si può dire di aver fatto un bel passo avanti, anche se poi gli insegnamenti evangelici vanno messi in pratica. E quindi bisognerà che tutti, dalla Santa Sede in giù, si abbia il coraggio di denunciare le situazioni ed i comportamenti degli Stati, che, direttamente o indirettamente, mantengono la pena di morte. Sì, perché è morte anche un trattamento carcerario inumano, è morte anche il “fine pena mai”, è morte la tortura, è morte tutto ciò che punisce senza possibilità di riscatto e di reinserimento nella società.

Bisogna avere il coraggio di gridarlo in faccia ai dittatori di tutto il mondo, ma anche ai capi di stato democratici, i quali magari si voltano dall’altra parte e pensano che esistano problemi più gravi   rispetto al suicidio in cella di tanti carcerati, spesso in attesa di giudizio. “Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione della sue carceri” diceva Voltaire.

In Tosca, opera lirica di Giacomo Puccini, il sagrestano della chiesa di Sant’Andrea della Valle – a fine settecento e inizi ottocento nella Roma papalina, all’indomani della caduta della prima repubblica romana, il pittore Mario Cavaradossi, artista laico, simpatizzante repubblicano e bonapartista, sta dipingendo un quadro di Maria Maddalena – borbotta fra sé: “Con quei cani di volterriani nemici del santissimo governo, non s’ha da metter voce”. Infatti lo stato vaticano brillava per carceri, torture ed esecuzioni capitali anche e soprattutto degli avversari politici. Se qualche retaggio e titubanza per questa triste storia del passato rimaneva nei documenti ufficiali della Chiesa Cattolica, ben venga il colpo di spugna definitivo di papa Francesco. Ma poi…