La libertà di far ammalare gli altri

Quante volte ho sentito dire giustamente che la politica dovrebbe fare un passo indietro in campo sanitario al fine di non invadere un terreno delicato, dove sarebbe d’obbligo lasciare spazio alle competenze scientifiche e professionali. Ebbene sul più bello, quando il discorso si fa nettamente e particolarmente dipendente dalla scienza, ecco spuntare la politica a disturbare il discorso, a scherzare col fuoco, ad immischiarsi in scelte da riservare rigorosamente agli addetti ai lavori.

Se la scienza, pressoché unanimemente, ritiene validi i vaccini per debellare certe malattie e considera destituiti di fondamento certi allarmismi in materia di effetti indesiderati e deleteri dei vaccini stessi, non capisco il perché si debba metterne in discussione l’obbligatorietà in nome di una falsa libertà, che, oltre tutto, mette a repentaglio la salute altrui. Sarebbe comunque assurdo lasciare libertà di vaccino se questa si ripercuotesse solo sulla salute dei figli di chi lo rifiuta, ma dal momento che questa scelta sfiziosa può compromettere la salute di tutti, creando i presupposti di epidemie a danno degli altri soggetti, in particolare i più deboli, la libertà diventa un’assurdità.

Ebbene, stiamo assistendo proprio ad un ritorno di fiamma, in chiave prettamente strumentale, della politica in campo sanitario: l’obbligo vaccinale messo in discussione, scaglionato nel tempo, burocratizzato e depotenziato. Perché? Perché a qualcuno piace fare il furbo e corrispondere a certe paradossali promesse elettorali, scoprire l’acqua calda del libero convincimento rispetto all’obbligo civicamente introdotto e da rispettare. Sarebbe come se a chi passa col rosso, mettendo a rischio l’incolumità di parecchia gente, non si desse una multa salata al limite del ritiro della patente e si puntasse tutto sul cercare di convincere i trasgressori a ragionare e ripensare al loro atteggiamento scorretto. Certo, sarà utile anche tentare di educare i cittadini al senso civico, ma bisognerà pure arrivare a colpire certi comportamenti inammissibili in un contesto civile. Lasciamo alla scienza, ai medici, agli esperti valutare eventuali eccezioni all’obbligo e non giochiamo a soffiare sul fuoco dell’antipolitica. Un tempo si diceva che tutto era politica, oggi tutto diventa antipolitica, persino i vaccini. Siamo alla follia!

Vorrei capire come e con quale faccia può un ministro, un sottosegretario, un parlamentare stabilire che l’obbligo vaccinale possa essere rinviato. Non c’è in gioco una tassa o un adempimento burocratico, si tratta della salute dei cittadini e non si può transigere. D’altra parte ci troveremmo in mezzo a conflitti di competenza tra stato e regioni sulla pelle dei bambini da vaccinare. Ho visto qualche opportuna reazione rispetto alle scuderie di partito: poche. I partiti tacciano, si astengano dall’intromettersi e rispettino un obbligo indiscutibile, rimettendosi a quanto dice la comunità scientifica, chiedendo ad essa tutte le possibili garanzie anche per i soggetti che avessero incompatibilità verso l’assunzione dei vaccini. È pur vero che la medicina non è una scienza esatta, che i medici possono sbagliare, che certi farmaci a posteriori dimostrano la loro inefficacia o addirittura la loro controindicazione. E allora, invece di farci curare dai medici, andiamo negli ambulatori della politica? Se è inesatta la medicina, figuriamoci la politica.  Fare un passo indietro: sarebbe un bel passo avanti.