La grossolana arte di ribaltare la verità

“I passeggeri sono pregati di non dare monete ai molestatori. Scendete perché avete rotto. E nemmeno agli zingari: scendete alla prossima fermata, perché avete rotto i coglioni”. Così una voce femminile attraverso gli altoparlanti di bordo del treno regionale, che da Milano porta a Cremona e Mantova. La responsabile sarebbe una dipendente dell’azienda che gestisce questi convogli, addirittura la capotreno che rischia il licenziamento.

“Invece di preoccuparsi per le aggressioni a passeggeri, controllori e capitreno, qualcuno si preoccupa dei messaggi contro i molestatori. Viaggiare sicuri è una priorità”. Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini su twitter commenta un articolo sulla vicenda di cui sopra.

In un messaggio agli italiani all’estero, in occasione delle commemorazioni per il disastro di Marcinelle e per la giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, il ministro degli Esteri Moavero ha dichiarato: «Marcinelle è una tragedia dell’immigrazione. Soprattutto ora che tanti vengono in Europa non sottostimiamo la difficoltà, ma ricordiamo che noi fummo migranti. Siamo stati una nazione di migranti, siamo andati stranieri nel mondo cercando lavoro e bisogna ricordarlo quando vediamo arrivare in Europa i migranti della nostra travagliata epoca».

I capigruppo di Camera e Senato della Lega, Molinari e Romeo, hanno replicato al messaggio del ministro degli Esteri Moavero di cui sopra: «Paragonare gli italiani che sono emigrati nel mondo, a cui nessuno regalava niente, né pagava pranzi e cene in albergo, ai clandestini che arrivano oggi in Italia è poco rispettoso della verità, della storia e del buonsenso».

Siamo al triste “così è se vi pare” della politica italiana: Luigi Pirandello preso a prestito dai mistificatori della Lega, i quali soffiano sul fuoco e cavalcano il clima di intolleranza che si sta creando nel nostro Paese. Per un’automobile, che sta rischiando di sbandare paurosamente e di andare a sbattere, i leghisti allentano i freni perché, a loro modo di vedere, non servono; sarebbe sufficiente scalare le marce, rischiando così di rovinare anche il cambio o di rimanere senza frizione.

È inutile ed ipocrita negarlo: il clima politico italiano è avvelenato da uno strisciante e subdolo rigurgito razzista, che trova spunto e legittimazione nell’attuale equilibrio di governo. La Lega fa la faccia feroce, il M5S alleggerisce i toni, uno la fa l’altro la mangia e la conclusione sta nell’equivoco razzista, che avanza e si insinua nei meandri della nostra problematica sociale.  Nemmeno Marcinelle, con la sua travolgente e drammatica memoria storica, è occasione per smorzare i toni dell’assurda polemica anti-immigrati. Non si riesce a riportare un minimo di serenità e ragionevolezza negli atteggiamenti: il vento seminato sta dando i primi avvelenati frutti della zizzania. Il presidente della Repubblica continua a lanciare i suoi messaggi e lo fa con ammirevole coerenza e discrezione. Speriamo che il buon seme abbia il sopravvento: «La tragedia di Marcinelle resta parte indelebile della memoria collettiva. Il sacrificio di 262 lavoratori, tra cui 136 connazionali, è destinato a richiamare alla memoria di tutti noi il valore delle sofferenze e del coraggio dei migranti in terra straniera alla ricerca di un futuro migliore, da costruire con il loro lavoro».