La Fontana che sparge perbenismo razzista

È inutile e inaccettabile far finta che gli immigrati siano delinquenti potenziali e gli italiani siano brava gente, che deve difendersi dall’invasione barbarica. Non è così. Molti italiani, anche quelli probabilmente muniti di certificazione elettorale leghista, approfittano e speculano clamorosamente sulla pelle dei disgraziati e disperati, magari di quelli che chiamiamo clandestini e che vorremmo rimpatriare frettolosamente: ne sfruttiamo indegnamente il lavoro, offriamo loro ricoveri indecenti a prezzi esosi, li trattiamo come carne da lavoro nerissimo, ce ne serviamo illegalmente e poi vorremmo disfarcene. Siamo all’immigrato usa e getta.  Se questo non è il peggiore dei razzismi, cos’è?

Ogni tanto emerge la punta dell’iceberg, come nel caso degli incidenti capitati durante i trasporti di questi poveracci, fuggiti dalle loro inumane condizioni in patria per emigrare e venire a morire in un paese sedicente civile. Tutti sanno della piaga sociale del caporalato, che ha trovato negli immigrati l’ideale fonte a cui attingere facilmente. Nessuno interviene. Avessimo almeno il buongusto di tacere. No, criminalizziamo chi raggiunge le nostre coste e noi ci comportiamo da criminali; consideriamo gli immigrati come ladri di lavoro e noi li derubiamo preventivamente della loro forza lavoro. Dovremmo vergognarci!

Vorrei capire cosa sta facendo il ministro Salvini per combattere questa purulenta piaga, che infetta la carne degli africani costretti a vivere in condizioni disperate e sfruttati a livello di schiavi. Faccia la voce grossa con i potenziali suoi elettori, abbia il coraggio di aggredirne il malcostume. Non è che i governi precedenti abbiano brillato in tal senso, ma almeno avevano il buonsenso di non spingere l’acceleratore per andare contro questi disgraziati. Denunciare queste situazioni è comunque tempo perso: non riusciamo a vedere oltre il nostro naso. Paradossalmente chi ci sta governando (il ministro per la famiglia Lorenzo Fontana) si preoccupa di ridimensionare la legge Mancino, un provvedimento che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista e aventi per scopo l’incitamento alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.

Il suddetto ministro fa una disquisizione simile a quella dei capi del popolo ebreo che avevano chiesto la morte di Gesù. Dissero a Pilato che aveva provocatoriamente scritto sulla croce “Gesù nazareno re dei giudei”: «Dovevi precisare che lui non è il re dei Giudei, ma che ha detto di esserlo». Ponzio Pilato ebbe un rigurgito di decisionismo e li mandò a cagare rispondendo loro: «Quel che ho scritto ho scritto». Ebbene, vediamo cosa afferma il leghista Lorenzo Fontana: «Benissimo perseguire i razzisti veri. Ma il problema è che ormai tutto quello che non si uniforma al pensiero unico o al mainstream globalista diventa razzismo. Così è passata l’equazione che chi è contrario all’immigrazione clandestina sia razzista. Ma fermare l’invasione e difendere la propria cultura non sono forme di razzismo. Sono legittime scelte politiche che non possono essere negate per legge».

Manderei molto volentieri a cagare il ministro Fontana, parafrasando all’incontrario quanto dice sir Falstaff del signor Fontana, che si presenta a lui con una damigiana di porto. “Male accolta sia la fontana che sparge simili idiozie sostanzialmente razziste”. Quella di Fontana è la peggiore risposta possibile e immaginabile ai rigurgiti di cui lo sfruttamento lavorativo è causa ed effetto: vuole dare una parvenza di giustificazione culturale al razzismo. Si è sempre fatto così per camuffare le peggiori intenzioni: tutto sommato preferisco paradossalmente chi ha il coraggio di dichiararsi apertamente razzista e di gridarlo nelle piazze e negli stadi.