Il cavallino dell’Assunta

L’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani, si è rifiutato di benedire il drappellone del Palio dell’Assunta: «È un’opera d’arte moderna, ma non rispetta i caratteri della cultura mariana e per questo benedico la città, ma non il drappellone». Il “cencio”, che viene consegnato alla contrada senese vincitrice della corsa, è stato quest’anno dipinto da Charles Szimkowicz, un importante pittore neoespressionista, e presenta l’immagine di Maria che tiene in braccio un cavallino (presumibilmente simbolo della manifestazione tanto incardinata nella cultura e nella tradizione della città).

Anche se non è stato espressamente detto, penso che il rifiuto vescovile sia dovuto a questo aspetto del dipinto, peraltro, a mio modestissimo giudizio, molto bello e molto dolce nella sua relativa provocatorietà. Non capisco pertanto questa impuntatura. Se proprio vogliamo sottilizzare ci sarebbe qualcosa da ridere nella ritualità pre e post palio ospitata nella cattedrale, laddove sacro e profano si mescolano in un cocktail piuttosto discutibile: una sorta di tifo contradaiolo esibito in modo sbracato davanti all’altare. Ma tutto il Palio va considerato nella sua interezza socio-culturale, dai cavalli drogati e malmenati alla competizione tribale senza regole di correttezza sportiva, dal fanatismo dei vincitori alla messa in scena nostalgica, dalle pignole lungaggini nell’avvio della corsa al suo brutale svolgimento. Un fenomeno da prendere o lasciare in toto, per quello che è e rappresenta.

Probabilmente il vescovo avrà fatto questo ragionamento: va bene tutto, ma un cavallino al posto di Gesù Bambino mi sembra un po’ troppo. Mi sono immediatamente ricordato di una goliardata messa in atto da alcuni conoscenti di mio padre. Andarono durante le feste di Natale a far visita ad una loro amica piuttosto bigotta. Di soppiatto, appena prima di togliere il disturbo, uno di essi prese dal presepe un maialino e lo piazzò al posto del Bambino: una vera e propria, seppur camuffata, bestemmia, che lasciò il segno è incrinò irrimediabilmente i rapporti di amicizia.  Non è facile determinare il confine tra lo scherzo dissacrante e il vero e proprio vilipendio e oltraggio sacrilego: nel caso senese non intravedo proprio niente di sacrilego e di oltraggioso, né alcunché di offensivo verso la sensibilità religiosa. Posso arrivare addirittura a trovare un pizzico di francescanesimo nella trovata di mettere un cavallo in braccio a Maria.

La gerarchia cattolica non finisce mai di sorprendere e di stupire. A volte si lancia in battaglia d’avanguardia, talora si perde nel bicchiere della più bieca ortodossia: non ci sono mezze misure. Se il pittore Szimkowicz voleva far parlare di sé, ha certamente raggiunto l’obiettivo, ma la sua fama è tale da escludere questo scopo meschino. D’altra parte non sono state messe le braghette ai nudi michelangioleschi? In conclusione mi chiedo: con tutti i problemi che ha la comunità cristiana ha senso sollevare un simile polverone in difesa della cultura mariana. Sono ben altri i gravissimi attentati a tale cultura, ammesso e non concesso che essa sia in linea col vangelo: non è forse più blasfemo chiamare Maria col titolo pseudo-nobiliare di “madonna” rispetto al dipingerla con in braccio il cavallino del palio (che mi auguro non abbia niente in comune col cavallino rampante della Ferrari).