Dal Tip-tap al Tav-tap il passo (di danza ) è breve

Tav-tap non è l’onomatopeico giochino dell’estate, che impazza sulle spiagge, ma un labirinto di sigle in cui districarsi e per uscire dal quale non si trova il filo d’Arianna di cui il Teseo dell’antipolitica avrebbe bisogno, dopo una campagna elettorale, che ha ucciso la politica ridotta a Minotauro.

Lasciamo perdere la mitologia e veniamo alla sconclusionata discussione su Tav e Tap. Sconclusionata perché? C’è un movimento politico che ha cavalcato il no a queste mega-strutture, lisciando pregiudizialmente il pelo agli ambientalisti ed ai rigoristi e che adesso si trova con in mano il cerino acceso o, se preferite, la patata bollente di opere già in corso e quasi impossibili da interrompere se non pagando prezzi e penalità da capogiro.

Non è forse successo così anche per il forno inceneritore di Parma: l’allora Grillino della più bella specie, Federico Pizzarotti vinse le elezioni amministrative del 2012, promettendo soprattutto, scriteriatamente, la rottamazione di questa struttura già quasi ultimata. Si rivelò un bluff e i parmigiani si rassegnarono al peggio, salvo dover persino arginare ultimamente un piano di potenziamento dell’inceneritore: becchi e bastonati.

La storia si ripeterà pari pari per Tav e Tap. Tav sta per treno ad alta velocità sulla linea Torino-Lione, una ferrovia in avanzato stato di composizione, che ha suscitato da sempre polemiche, battaglie anche cruente, conflitti di competenza, sommosse di protesta, etc. Discorso analogo per la Tap, Trans Adriatic Pipeline, gasdotto trans-adriatico in avanzata costruzione, che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia ed Albania per approdare in Italia, nella provincia di Lecce, permettendo l’afflusso di gas naturale proveniente dall’area del mar Caspio in Italia e in Europa.

Il governo sulla materia contiene in sé pareri molto discordanti e mostra l’imbarazzo di doversi rimangiare da parte dei pentastellati la parola data. Allora ci si arrampica sugli specchi della tardiva analisi dei costi-benefici, del contenimento dell’impatto ambientale, della rigorosa ricerca di interessi sporchi annidati nella costruzione, del confronto con la gente: tutta aria fritta. Le due opere, giunti a questo punto, si faranno e lo si sapeva benissimo anche quando si sparavano assurde promesse elettorali.  Persino Trump, con la sua solita diplomazia, ha spinto il governo sulla Tap e Conte ha divagato ricordando i malumori delle comunità locali, su cui cercherà di lavorare per appianare le resistenze anche incontrando direttamente le autorità locali in Puglia. E Trump avrà capito tutto, lui maestro di incoerenza populista, si sarà tranquillizzato.

I nodi vengono al pettine anche per il M5S. Che mi infastidisce non è tanto l’inevitabile ridimensionamento dei programmi elettorali (un conto è parlar di governo, un conto è governare), ma l’inganno precalcolato. Ricordo che quando in regione emilia-romagna, negli anni settanta si parlava per Parma dell’autoporto di Fontevivo, ai piacentini la cosa non andava giù: nella nostra città girava l’ironica voce che, in cambio, a Piacenza sarebbero stati concessi i fondi per la costruzione di un mega-deposito di biciclette localizzato in un’area da individuare a servizio del traffico su due ruote. Una qualche contropartita ai grillini ed ai loro scalmanati sostenitori verrà offerta: ci penserà Salvini a quadrare il cerchio. E chi ha votato i cinque stelle credendo alle loro velleitarie promesse? Abbozzeranno fin che potranno…anche perché di retromarce se ne stanno profilando parecchie. A proposito, Tav e anche l’acronimo di Tiro al volo: più che di tiro al volo da parte dei grillini si può parlare di tiro ai cinque stelle.