Ong sta per “organizzazioni non gradite”

Al di là dei diversi approcci etici e politici al problema dell’immigrazione, sinceramente non capisco la criminalizzazione delle organizzazioni non governativo (ong), impegnate nelle operazioni di salvataggio dei migranti e dei rifugiati in viaggio nel Mediterraneo centrale. Le ong sono da tempo accusate – e queste accuse sono diventate sistematiche e pregiudiziali nei programmi del nuovo governo italiano a impronta leghista –  da alcune parti politiche, alcuni giornali e anche da certa magistratura di avere contatti con i trafficanti, che in Libia organizzano le partenze verso l’Europa di uomini, donne e bambini. Mi sembra una storia vecchia: quella di scaricare le colpe dei problemi su chi cerca affannosamente e parzialmente di affrontarne almeno gli effetti più immediatamente devastanti.

Al riguardo mi sovviene un’esperienza fatta durante la mia vita professionale. Andai a rappresentare le cooperative parmensi (quelle sociali in particolare) aderenti all’associazione in cui prestavo il mio servizio. Dove? In Prefettura! A Parma si intende. Era stata convocata una riunione dei rappresentanti delle forze economiche e sociali in occasione dell’emergenza creatasi in Italia, ed anche a Parma, per la fuga in massa degli Albanesi dal loro Stato in piena bagarre post-comunista. Eravamo alla fine degli anni ottanta, se non erro. Il dibattito si trascinò stancamente e francamente non ricordo granché dei contenuti: se gli Albanesi arrivati a Parma si fossero aspettati qualcosa di concreto da quell’incontro… Ad un certo punto il Prefetto (non ricordo il nome) fece un attacco nei confronti delle associazioni di volontariato e del privato-sociale in genere, sostenendo che, a suo giudizio, l’impegno non era all’altezza della situazione emergenziale. Non seppi tacere, non sopportai un simile “becco di ferro”. Non ricordo le testuali parole, ma dissi sostanzialmente: «Da uno Stato incapace di affrontare le difficoltà, non sono accettabili critiche a coloro che si stanno comunque impegnando. C’era solo da dire grazie e tacere…». Non ebbi molte solidarietà. Mettersi contro il Prefetto non è tatticamente il massimo dell’opportunismo, ma …

Ho la netta impressione che, più o meno, le ong vadano sul banco degli imputati non per il loro fantomatico connubio con i trafficanti, ma in quanto colpevoli di scoprire le assenze e gli errori dei pubblici poteri in materia di immigrazione. Rappresentano cioè una provocazione per chi sta a discutere, nei palazzi italiani ed europei, senza sporcarsi le mani, alla ricerca di soluzioni, che non arrivano mai e che finiscono col lasciare in balia delle onde migliaia di disperati del mare. È fuori discussione che la logica degli Stati nazionali e dell’Unione Europea non può essere quella delle organizzazioni non governative: l’Italia e l’Europa non sono la Caritas, siamo tutti perfettamente d’accordo. Tuttavia invece di apprezzare quanti si impegnano volontariamente e collaborare con essi, pur nel rispetto delle regole condivise, prevale la volontà di screditarli e infangarli. Della serie: fatevi da parte, non fate casino e non rompete i coglioni.

Nel 2016 le 10 organizzazioni non governative, che operano nel Mediterraneo centrale, hanno salvato 46.796 migranti. Se non ci fosse stato questo intervento il cimitero acquatico si sarebbe tragicamente e colpevolmente implementato. Secondo il ministro deli Interni italiano, Matteo Salvini, per il fenomeno immigrazione sarebbe finita “la pacchia”: per gli immigrati esposti alla nostra indifferenza, se non addirittura trattati “cme i rosp al sasädi”? per le ong che si divertirebbero a scorrazzare nel Mediterraneo alla ricerca di chi sta per affogare? per le cooperative che gestiscono i centri di accoglienza e che farebbero affari d’oro sulla pelle dei migranti? per i volontari impegnati nel sostegno ai disperati in cerca di salvezza e che farebbero meglio a blindarsi nelle loro abitazioni? per il papa intento a predicare la solidarietà verso chi soffre e che non si dovrebbe intromettere in questioni politiche? In realtà non c’è alcuna pacchia da smantellare se non quella dei trafficanti, dei mafiosi, dei razzisti, degli indifferenti, degli egoisti: il fenomeno migratorio nasce da lontano, ben prima dell’avvento di Salvini al Viminale e, purtroppo, rimarrà in vigore anche dopo (speriamo il più presto possibile) che Salvini se ne sarà andato a casa.