Il rischio di affogare nel mercato televisivo globale.

Per parlare di Rai, parto dalle banche. Un tempo ormai abbastanza lontano gli amministratori di parecchie banche erano di diretta nomina partitica, i loro comportamenti erano direttamente influenzati dalle forze politiche, il metodo clientelare poteva essere all’ordine del giorno, ma, prima o poi, questi signori rispondevano politicamente alla matrice elettorale da cui provenivano. Oggi i banchieri non rispondono più a nessuno: ai soci? alla Consob? alla Banca d’Italia? alla Bce? ai mercati? alla magistratura? A tutti e a nessuno! Aggiungiamoci il peggioramento del quadro etico complessivo e allora…forse andava meglio quando andava peggio. Fuori la politica dalle banche, si disse. Sì, fuori la politica! e dentro cosa?

Anche per l’ente pubblico radiotelevisivo ci si scandalizza per le nomine degli amministratori effettuate in modo partiticamente spartitorio: la Rai, si dice, non è dei partiti e dei governi, ma dei cittadini, che, oltretutto, pagano un canone. È demagogia! Qual è il criterio elettivo capace di garantire la saldatura tra utenza e dirigenza radiotelevisiva? La competenza?  E chi la misura? Anche ammesso che esista un meccanismo adatto, occorrerebbe comunque qualcuno che lo applichi ed allora l’influenza della politica uscirebbe dalla porta e rientrerebbe dalla finestra.   Il sorteggio? Fra chi? Fra gli esperti in materia? Torniamo al punto di cui sopra. La nomina da parte del Presidente della Repubblica? Rappresenta tutti i cittadini, dunque… Proviamo a pensare in quale ginepraio di critiche, illazioni, dietrologie trascineremmo il Capo dello Stato a cui risalirebbero tutte le cazzate confezionate e trasmesse dalla Rai. È inutile esorcizzare la politica, pretendere un passo indietro dai partiti, prescindere dalle istituzioni ritenendole la sorgente delle lottizzazioni a cascata. E poi, a chi risponderebbero questi nuovi amministratori politicamente neutri?

Qualcuno, non senza buone ragioni, sostiene la soluzione della privatizzazione della Rai. Perso per perso…Mi sa tanto di resa al mercato, di rinuncia definitiva e pregiudiziale alla difesa degli interessi pubblici: sempre meglio una Rai lottizzata che un doppione di mediaset. Mi si obietterà come la nomina a nuovo presidente della Commissione Parlamentare di vigilanza sulle radiodiffusioni, di Alberto Barachini, senatore di Forza Italia, uomo di Berlusconi, con esperienza professionale in mediaset, configuri una strisciante e subdola privatizzazione a costo zero. Posso essere d’accordo, ma non cederei, perché lo strumento televisivo è troppo importante per essere lasciato in balia dell’interesse privato. Faccio fatica a digerire una televisione pubblica che, per competere con quella privata le fa il verso a livello di scelte imprenditoriali e di palinsesto, figuriamoci come mi sentirei nel mare mercatale televisivo globale.

Il problema, gira e rigira, sta nella buona politica, che faccia una buona Rai. Anche nel campo radiotelevisivo vale purtroppo la regola finanziaria della moneta cattiva che scaccia quella buona. E allora è nata prima la cattiva politica o la cattiva Rai? Non saprei da dove cominciare, perché rabbrividisco davanti a certe trasmissioni spazzatura, rifiuto un’informazione insistente quanto incompleta e faziosa, non accetto il totem dell’auditel, ritenendo preferibile perdere audience piuttosto che trattenerla somministrando sciocchezze a tutta canna. Qualcosa di buono, avendo la pazienza di cercare e il coraggio di ascoltare, esiste: il potere dei cittadini sarebbe quello di scegliere il Festival dei due mondi di Spoleto anziché il Festival di San Remo. Campa cavallo…

Franca Ciampi. La moglie di Carlo Azeglio, fu la signora della Repubblica nei primi anni 2000 e conquistò (?) gli italiani per i suoi modi semplici, franchi e popolani. Un giorno, intervistata, rilasciò una dura invettiva contro i programmi televisivi allora in voga, apostrofandoli come “tv deficiente”: un’etichetta spietata, che rimane tuttora appiccicata anche alla televisione pubblica. Non so in quali condizioni di salute versi Franca Pilla, ma cosa ne direste di metterla alla Presidenza della Rai? Io ci proverei. Sempre meglio dell’opaco  soprammobile  Monica Maggioni