Da Stopàj a Pinocchio, senza fatine in vista

Ho la maliziosa convinzione che i sondaggi siano più funzionali ad influenzare ed orientare l’opinione pubblica piuttosto che a registrarne gli umori e le tendenze. L’indomani dell’intervento del Presidente della Repubblica volto a sbloccare la paradossale situazione venutasi a creare al porto di Trapani, con la nave carica di naufraghi che non riusciva a sbarcare per assurda querelle governativa, ho colto di sfuggita (lo ammetto) i dati relativi alla reazione a caldo degli italiani su questa vicenda: oltre il 60% approvava l’iniziativa del Capo dello Stato, ma oltre il 50% si diceva d’accordo con la linea del governo Conte (la non politica di Salvini, per essere chiari) in materia di immigrazione (la provocatoria ed insensata chiusura dei porti, la criminalizzazione delle organizzazioni non governative, l’ondivago e sconclusionato atteggiamento nei confronti della Ue  e dei partner europei).

Non si può contemporaneamente andare a Milano e restare a casa: se si va a Milano con Mattarella, il quale, pur non intromettendosi istituzionalmente, cerca di tenere il Paese su una linea di razionale e gestita accoglienza degli immigrati, non è possibile rimanere a casa con Salvini, che straparla e strafà un giorno sì e l’altro pure. Gli italiani vogliono la botte istituzionale piena del buon senso mattarelliano e la moglie ubriaca dell’inebriante vino salviniano. I miei connazionali salgono sul treno dell’antipolitica grilliana, ma sentono comunque la sirena della buona politica mattarelliana. Un comportamento al limite della schizofrenia, che potrebbe costare assai caro al nostro Paese.

I media continuano imperterriti a soffiare sul fuoco senza rendersi conto di contribuire all’ubriacatura della gente.  A proposito di ubriacatura ricordo una simpatica barzellettina di uno storico personaggio di Parma, Stopàj: questi, piuttosto alticcio, sale in autobus e, tonificato dall’alcool, trova il coraggio di dire impietosamente la verità in faccia ad un’altezzosa signora: «Mo sale che lè l’è brutta bombén!». La donna, colta in flagrante, sposta acidamente il discorso e risponde di getto: «E lu l’è imbariägh!». Uno a uno, si direbbe. Ma Stopaj va oltre e non si impressiona ribattendo: «Sì, mo a mi dmán la me pasäda!». Gli italiani guardano la politica e la trovano molto brutta, allora le si rivolgono contro assumendo toni disinibiti da ubriaco per farsi coraggio, con una differenza sostanziale: l’ubriacatura degli italiani non dura solo un giorno, si protrae nel tempo e tutti sappiamo i danni irreversibili che può provocare soprattutto a livello di cervello e fegato.

Fuor di metafora bisogna ragionare, rientrare dal gioco a chi le spara più grosse: la politica non è il paradosso dell’impossibile, ma l’arte del possibile. Evidentemente gli italiani osservano Mattarella e Salvini: capiscono che il primo li rappresenta in modo dignitoso ed equilibrato, ma non resistono alla tentazione di seguire il secondo che li vuol portare nel “paese dei balocchi”.  A Pinocchio servirono cinque mesi per risvegliarsi e ritrovarsi asino; agli italiani serviranno due anni, come sostiene Massimo Cacciari? E poi Pinocchio ne passò di tutti i colori, prima di tornare in sé. E per gli italiani ci sarà una fatina dai capelli turchini? Al momento faccio fatica a vederne…