Uno spartito problematico per un moderno battisolfa

Non mi aspettavo molto dal discorso di presentazione del governo alle Camere, tenuto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ero convinto che sarebbe emersa quella pochezza politica che piace molto alla maggioranza degli italiani, ma dal poco al niente ci passa una bella differenza. Giuseppe Conte si è limitato a svolgere la versione in prosa della poesia contrattuale creata da M5S e Lega o, se volete, a fare la parafrasi, peraltro assai poco brillante, del contenuto contrattuale.

Nel triste e lungo periodo della preparazione di questo governo, molti si sono sbizzarriti nel dare ripetizioni al Presidente Mattarella sui suoi compiti fissati dalla Costituzione: non ce n’era alcun bisogno vista la sensibilità, la preparazione, l’esperienza e l’equilibrio dell’attuale Capo dello Stato. Sarà bene che le premurose lezioni costituzionali vengano deviate sul Presidente del Consiglio, che sembra un pesce fuor d’acqua e non mi pare all’altezza del compito cui è stato chiamato.

L’articolo 95 della Costituzione recita: «Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri». Se vogliamo fare una brillante similitudine, possiamo azzardare il paragone con la direzione di un’orchestra: come può dirigerla un maestro che non conosce la musica? Dal momento che l’orchestra è formata da “suonatori” raffazzonati, impreparati e scoordinati il ruolo del direttore diventa ancor più essenziale e difficile. Mi è capitato spesso di ascoltare dagli incompetenti battute del tipo: cosa vuoi che sia, basta lasciare andare l’orchestra dove vuole…Forse lo si può fare, peraltro relativamente, con orchestre di grande valore, compattezza ed omogeneità, non certo con l’attuale arlecchinata governativa.

Ricordo, durante la mia modesta ma interessante esperienza di componente della commissione teatrale del Regio di Parma, di avere assistito alla preparazione di tanti spettacoli e di avere capito come sia essenziale per la buona riuscita poter contare su una bacchetta di primordine e fortemente impegnata. Due episodi si scontrano in tal senso ed hanno avuto come protagonisti due direttori, di cui non faccio il nome per ovvi motivi. Un direttore routinier, che lasciava fare, che tirava sera, che fingeva di non sentire le stonature dei cantanti e le marachelle dell’orchestra, che dettava tempi assurdi: fu un disastro, un fiasco che passò alla storia. Un direttore, disponibile a sporcarsi le mani, che arrivò, prese atto dell’impreparazione degli orchestrali, si rimboccò le maniche e lavorò sodo con i vari settori dell’orchestra e con i cantanti: fu un bel successo, rammento ancora con simpatia la sua gioia alla fine della rappresentazione.

Ebbene, Giuseppe Conte non è né carne né pesce: non è certo un routinier che possa illudersi e illuderci di recuperare le situazioni con un colpo di bacchetta; non è nemmeno un direttore capace di prender in mano le situazioni e di indirizzarle al meglio. È, come si dice in gergo musicale, un “battisolfa di lusso”, ma sempre un battisolfa. Le sue prime mosse, senza voler infierire, lo dimostrano. Oltretutto ha intorno troppi violini di spalla, che interferiscono sulla sua direzione orchestrale anziché appoggiarla e assecondarla. Non pretendo che diriga senza spartito, ma la musica la deve conoscere e lui la conosce troppo poco. Auguri comunque!