Nosotros podemos ser racistas

“Ci siamo insediati da pochi giorni e già la musica sta cambiando”. Così il ministro delle infrastrutture Toninelli, autorevole esponente del M5S, a margine della vicenda della nave Aquarius con 629 migranti rifiutata dall’Italia e accolta dalla Spagna su sollecitazione di due sindaci, Ada Colau di Barcellona e Joan Ribó di Valencia. Che Matteo Salvini giochi a fare il bullo davanti alle navi cariche di immigrati, dichiarando che “l’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, perché c’è chi ha il coraggio di dire NO”, non mi stupisce: si era capito da tempo che finivamo in questa deriva elettoralistica, che non so dove ci porterà, sicuramente lontano dalla civiltà. Che Danilo Toninelli si accodi pedissequamente alla Lega, confondendo il cambiamento con il respingimento dei poveri diavoli, mi scandalizza e spero faccia riflettere l’elettorato cinque stelle o almeno lo costringa ad uscire dall’equivoco.

I due sindaci di cui sopra, decisivi a quanto pare nella decisione del governo spagnolo di aprire il porto alla nave che stava latitando in mezzo al mare, sono stati candidati al loro importante incarico da Podemos, che se non vado errato è un movimento a cui i grillini vorrebbero assomigliare. Vedo sul piano politico una forte contaminazione destrorsa del M5S, che, a giudicare dai recentissimi risultati elettorali della consultazione amministrativa comunale, probabilmente sta già mettendo in crisi l’elettorato pentastellato o almeno una parte di esso.  I grillini accettano di buon grado di farsi fagocitare da Salvini. In un certo senso Salvini, che fa penosamente il verso a Trump, mi fa ridere con la sua aria da bullo di periferia che prima o poi andrà a sbattere contro le istituzioni italiane ed europee; Toninelli e c. mi fanno piangere di vergogna: se è questo il nuovo establishment che avanza, preferisco quello vecchio e decrepito.

Si sta facendo strada l’idea che la discussione politica a tutti i livelli premi chi alza la voce, chi grida, come succede al bar dove prevale l’irrazionalità dei prepotenti sull’incertezza dei miti. Avete visto? Così si fa! Diranno i leghisti a chi li ha votati. Adesso basta: dobbiamo farci rispettare. Sarà questa la parola d’ordine del governo giallo-verde. Sono perfettamente consapevole che l’Europa finora sul problema migranti si è girata dall’altra parte, ma gli esponenti più solleciti nel fregarsene altamente di questo problema sono proprio gli amici governanti dei Paesi con cui Salvini vuole tessere un rapporto privilegiato. Se tutti cominciano a fare i furbetti dove li mettiamo gli immigrati? Mi aspetto che, prima o poi, li si voglia provocatoriamente albergare in Vaticano. Alcune sere or sono ho imparato che per rimpatriare tutti i clandestini occorrerebbero anni e anni di voli aerei, ammesso e non concesso che gli Stati d’origine accettino di accoglierli, perché diversamente ci sarebbe nell’aria un paradossale viavai.

So benissimo che lo Stato Italiano non è la Caritas, ma vorrei tanto che non diventasse l’incarnazione statuale di egoismo, indifferenza, durezza, freddezza, avarizia, grettezza. Siamo arrivati al dunque, alla regola d’oro di mio padre: “S’a t’ tén il man sarädi a ne t’ cäga in man gnan’ ‘na mòsca”. Non so quanti immigrati ospiti la Spagna e quale atteggiamento abbia tenuto finora su questa delicata partita, ma farmi battere in volata, magari strumentalmente, dagli amici spagnoli non è per me una grande soddisfazione. Ricordo quanto bene dicesse degli spagnoli il mio grande amico Giampiero Rubiconi: forse aveva ragione lui e non mi resta che fare un pensierino di emigrare in Spagna. Assomigliano tanto a noi italiani, ma non hanno Salvini, Grillo, Di Maio, Toninelli etc. In compenso hanno i secessionisti catalani. Vorrà dire che resterò in Italia a piangere sulle urne elettorali, prima di finire nell’urna cimiteriale. Allegria!