La fuga degli occasionali amanti

Mio padre, nel suo innato e affascinante scetticismo, era portato a irridere alle ipotetiche fughe degli amanti traditori, con i due che scappano e cominciano a litigare scendendo le scale. Della serie: la famiglia ed il matrimonio sono una cosa seria. In linea con questo atteggiamento pseudo-maschilista, le donne hanno storicamente sopportato i precari triangoli, riducendo i tradimenti del consorte a “momentanee scappatelle” ed aspettando il ritorno del sereno dopo la tempesta ormonale del marito. Con l’evoluzione del costume e la maturazione del ruolo della donna il discorso si è fatto giustamente più serio e la rottura nel rapporto matrimoniale si è fatta più probabile: la parità dei sessi ha reso inaccettabile il tradimento anche se di carattere transitorio. Poi è arrivato il divorzio che ha approfondito il discorso a livello della coscienza individuale e collettiva, prevedendo e consentendo una frattura definitiva e irreversibile, portando la crisi da passeggera burrasca a convinta e canonica separazione.

Ho assistito nei giorni scorsi ad un ben assortito dibattito televisivo su la7, che ha messo a confronto tre personaggi di spicco sul tema della pericolosità del “salvinismo” fattosi governo della repubblica. In esso ho potuto trasferire lo schema di cui sopra dal campo sessuale e sentimentale a quello politico. Marco Travaglio, direttore del “Fatto quotidiano”, dovendo probabilmente farsi perdonare di aver tirato la volata ai grillini, i quali, gira e rigira hanno finito col portare la maglia rosa sulle spalle di Matteo Salvini, considera le ripetute sparate di Salvini come una sorta di panna montata destinata a sciogliersi in tempi piuttosto brevi. Il M5S sarebbe cioè fuggito con l’amante occasionale, ma il tutto si dovrebbe risolvere quanto prima col ritorno nel solco di una seria convivenza con l’elettorato provvisoriamente tradito.

Vittorio Zucconi, giornalista e scrittore di fama, è portato invece all’intransigente squalifica di un ministro degli Interni che governa l’ordine pubblico in camicia verde o con il distintivo leghista appuntato al bavero della giacca. Zucconi esprime la propria insofferenza e contrarietà verso un governante di parte. Non accetta cioè la fornicazione operata nell’ambito di questo governo giallo-verde, che trasferisce i suoi colori dalla bandiera del cambiamento alla pelle degli italiani (gialli per il fegato ingrossato e verdi di rabbia).

Massimo Cacciari, dall’alto del suo filosofico atteggiamento tranchant, è andato invece, come si suol dire, giù con una mano di vanga. Ha espresso la preoccupazione che questo esperimento politico, nato all’insegna dell’improvvisazione e della provocazione fini a loro stesse, possa penetrare nelle coscienze democratiche degli italiani e confonderle, rompendo i legami con i valori che stanno alla base della nostra costituzione e della nostra convivenza. Altro che panna montata, altro che scappatella reversibile! Si rischia una rottura insanabile nei legami e nei rapporti democratici della nostra società.

Credo che finalmente Cacciari abbia ritrovato il bandolo della matassa. Il pericolo che stiamo correndo non è tanto e solo quello di “pisciare” politicamente fuori dal buco, ma quello di pisciarci addosso. Il rischio non è tanto quello di divorziare dalla politica, ma di fare come quei coniugi che, dopo avere rotto il loro legame, si cullano nel risentimento e nell’odio, ribaltando le conseguenze disastrose sui loro figli e sulla società. Non è in gioco un conflitto politico tra destra e sinistra, tra progressisti e conservatori, tra innovatori e restauratori, tra rivoluzionari e riformisti. È in ballo l’essenza del sistema democratico, del rapporto tra società e potere politico, tra l’elettorato e le istituzioni, ma ancor prima dell’umana e civica convivenza tra i cittadini. Stiamo scherzando col fuoco lasciando, magari distrattamente e/o in buona fede, irrorare di benzina il nostro tessuto sociale.