Il compromesso dalla cintola in giù

Mi sono ripetutamente chiesto quale sia la strategia, ammesso e non concesso che ne esista una, dei due partiti protagonisti dell’attuale fase politica, vale a dire il M5S e la Lega. Stanno cavalcando a vanvera la protesta e la sfiducia della gente, stanno andando dietro la corrente populista spinta da Trump, Putin e loro adepti palesi ed occulti, stanno cercando di fare il pieno elettorale e man bassa dei posti di potere? C’è un disegno nella loro alleanza o si tratta di un opportunistico connubio senza capo né coda? Domande che stanno a monte di quanto sta succedendo, poste per capire dove stiamo andando, politicamente parlando.

Le macroscopiche differenze tra i due interlocutori le coglie perfettamente anche un cieco con le fette di populismo sugli occhi. E allora? Da dove parte e dove vuole arrivare questo paradossale imbroglio tra suocera e nuora? Azzardo l’ipotesi di un triste compromesso storico fra grillini e leghisti. Ecco il ragionamento. Siamo le due forze politiche fondamentali, capaci di rappresentare e interpretare la stragrande maggioranza del popolo italiano. La pensiamo diversamente su tante questioni, ma conviene convivere pacificamente per un po’ di tempo, quello necessario a fare il pieno di voti, ma anche e soprattutto ad entrare definitivamente nei gangli dell’odiato establishment e della dominante burocrazia, per mettere le radici nel tessuto socio-politico italiano ed internazionale. Poi ci potremo anche dividere, contrapporre, sfidare, nel frattempo avremo fatto il vuoto attorno a noi e ce la giocheremo al meglio.

Mio padre sosteneva che io gli assomigliavo solo dalla cintola in giù: lo diceva per umiltà di padre e per ammirazione verso la moglie. Il compromesso storico grillo-leghista assomiglia a quello moro-berlingueriano solo dalla cintola in giù: un compromesso ai livelli più bassi e il cosiddetto contratto di governo lo dimostra, un accordo di potere basato sul governare senza alcuna cultura di governo e le prime scelte lo evidenziano clamorosamente, una cavalcata elettorale continua e l’appello continuo al popolo la rende concreta. Non si può definirlo un compromesso antistorico perché purtroppo la storia attuale è zeppa di robaccia populista, sovranista e protezionista: si è scelta la storia sbagliata per affermare gli interessi di partito con un clamoroso e demagogico tradimento dei veri interessi popolari, si è intrapresa la strada subdola e illusoria dell’antipolitica che porta dritti all’antidemocrazia.

La prima fase consisterà nel rifondare la democrazia sui falsi valori della partecipazione diretta e del depotenziamento delle Istituzioni repubblicane; la seconda nel governare insieme per consolidare questa nuova (?) democrazia; la terza nel ridurre la competizione politica ed elettorale a livello di confronto tra due populismi, per semplificare, uno di destra e uno di sinistra. Potrebbe essere un disegno già in atto, che parte dalle farneticanti elaborazioni pseudo-culturali della Casaleggio associati, dalle performance piazzaiole di Beppe Grillo, dall’autoritarismo riveduto e corretto (per non dire di peggio) e dai comizi razzisti della Lega salviniana, dal badogliano governo di Giuseppe Conte, dal Parlamento ridotto a camera sorda e grigia di ratifica di quanto deciso sui social media, da un Presidente della Repubblica ridotto a mero notaio delle spinte populiste. Sull’ultimo punto i nostri eroi si sono sbagliati, perché al Quirinale non c’è un reuccio alla Vittorio Emanuele IV o Umberto III, ma un autentico democratico. Il Parlamento si dia una mossa, la gente cerchi di capire che la storia non si fa con un pezzo di gesso messo in mano ai gestori dei bar sport della politica.