Velocisti, scalatori e passisti

I risultati elettorali delle recentissime consultazioni regionali in Molise e Friuli-Venezia Giulia, pur non avendo un grosso significato sul piano quantitativo – si tratta infatti di due piccole realtà territoriali – rispecchiano una tendenza relativamente nuova rispetto alle elezioni politiche del 04 marzo scorso: è in atto una sorta di ballottaggio tra centro-destra a guida leghista e M5S e in esso gli elettori tendono a premiare la Lega di Matteo Salvini, riconoscendo ad essa una sorta di primazia nell’interpretazione e nell’estremizzazione della protesta, colorandola nettamente a destra rispetto alla velleitaria ed equivoca bisessualità pentastellata (né di destra né di sinistra).

Gli italiani sembrano orientati ad abbandonare la scorciatoia grillina per andare sulla strada maestra salviniana. Come dire: quando si fa sul serio e il gioco diventa pesante, bisogna abbandonare il generico “vaffanculo” e puntare decisamente alla precisa e particolareggiata alternativa destrorsa. Gli italiani a furia di scherzare col fuoco stanno rischiando di incendiare politicamente il Paese. I pentastellati si meriterebbero questa lezione, che per ora si intravede soltanto, ma purtroppo l’Italia rischierebbe un bagno reazionario impensato ed impensabile fino a qualche tempo fa.

A destra il comico tentativo berlusconiano di ergersi a diga moderata, sta fallendo miseramente, anche perché Salvini, nonostante tutto, è portatore di un certo non so che di novità, mentre Forza Italia rappresenta il peggior dejà vu della storia recente. Il trionfo della destra estrema ha sempre coinciso col forte bisogno di legalità e sicurezza ed infatti sono questi i cavalli di battaglia della Lega, la quale riesce a cavalcare assieme l’ostilità all’immigrazione con la lotta alla delinquenza, facendo una confusione tremenda in cui tutti i gatti sono bigi e portano al pugno di ferro.

La suddetta pericolosa tendenza elettorale ridimensionerebbe la portata politica del fenomeno grillino ridotto progressivamente a folcloristico e goliardico rito protestatario e confinerebbe la sinistra nel salotto borghese del sociologismo datato e/o nei centri sociali dell’utopismo fragile, riducendola a questione da riciclati benpensanti e/o da rivoluzionari d’accatto. La sinistra deve smetterla di ostentare la puzza sotto il naso e di chiudersi a riccio nelle proprie certezze ideologiche, mentre i grillini dovrebbero capire di non avere nel modo più assoluto il monopolio dell’anti-sistema.

La Lega, per dirla con una similitudine ciclistica, ha il passo del velocista (o sprinteur o sprinter), che predilige gli sprint di gruppo ad altri tipi di arrivo, avendo le caratteristiche necessarie per cimentarsi al meglio in una volata; il M5S è uno scalatore, vale a dire un corridore specializzato nelle corse e nelle tappe in salita, in particolare quando le pendenze si fanno molto ripide; la sinistra riformista può essere assimilata ad un passista, un atleta che ha una particolare attitudine alle gare sui lunghi percorsi pianeggianti, perché è capace di mantenere a lungo un’andatura sostenuta e regolare.

Una prima risposta politica alla volata leghista potrebbe essere la combinazione politica fra scalatori e passisti, vale a dire tra un M5S in vena di faticose salite ed una sinistra in vena di lunghe autocritiche? Certo non bisogna puntare alla diga schematica e polemica (volatona di gruppo), ma dare risposte organiche (corse a tappe). L’errore più grande e grave sarebbe rincorrere il leghismo sul suo terreno preferito. Occorrerà togliere il terreno da sotto i piedi ai Salvini. In Francia è bastato, almeno per ora, Macron per ridimensionare e sconfiggere l’agguerrito lepenismo. In fin dei conti Macron, con il suo raffazzonato partito/movimento non è forse una miscela alla francese fra renzismo e grillismo? Sto vaneggiando? No, sto cercando disperatamente di non berla da bótte, per evitare le trappole in cui sta cadendo la maggior parte degli italiani.