Un voto che sta andando di traverso

Mia sorella Lucia, tra le sue bonarie critiche che mi rivolgeva, inseriva caricaturalmente la mia tendenza all’ansia: mi definiva simpaticamente “l’eterno preoccupato”.  Con il progredire dell’età questa mia caratteristica si sta accentuando e rischia di passare da sofferto stimolo al miglioramento a pericolosa spinta alla rassegnazione.   La politica italiana mi sta dando una mano nel diventare sempre più preoccupato: gli ultimi sviluppi elettorali e post-elettorali mi stanno letteralmente spaventando.

Leggo e ascolto però che l’atteggiamento prevalente verso le prospettive di governo è quello della preoccupazione. Sono tutti preoccupati, magari per diversi e opposti motivi, ma comunque tutti decisamente preoccupati. L’Europa teme di perdere un partner importante; i mercati finanziari temono l’instabilità e il pressapochismo di un gruppo dirigente improvvisato e incompetente; gli operatori economici temono che il troppo volere del governo giallo-verde finisca nel nulla stringere a livello di ripresa economica seppur timidamente avviata; l’occidente teme che l’Italia possa scherzare col fuoco del putinismo; i sindacati dei lavoratori temono che la spinta sociale del nuovo governo si risolva in una demagogica e scriteriata spinta al non-lavoro; i partiti di sinistra temono una deriva populista in cui tutti i gatti sono bigi; i partiti di destra temono un ignobile connubio che confonda le carte in tavola; le burocrazie, italiane e internazionali, temono un clima da “liberi tutti” in cui regni sovrana la confusione; i commentatori politici, dopo una frettolosa apertura di credito, cominciano a temere la schizofrenia istituzionale; i giornalisti hanno interrotto il loro feeling con i nuovi barbari e temono di non riuscire a riposizionarsi.

Forse il più preoccupato di tutti sarà il Presidente della Repubblica, che rappresenta l’unità nazionale dei preoccupati. E si chiederà quel che mi chiedo anch’io nella mia ignoranza: ma allora, chi li ha votati questi signori che vogliono governare il Paese? Il Capo dello Stato dirà: chi me li ha messi tra i piedi? Dal quattro marzo non ho più un momento di pace: tutti mi tempestano di allarmi e di preoccupazioni! Domande legittime. Berlusconi ha ritrovato la fiducia in Mattarella dopo averne fatto il pretestuoso motivo per mandare all’aria il patto del Nazareno col PD renziano; ha fatto pace con Angela Merkel solidarizzando con i popolari europei terrorizzati dai populisti europei; muore dalla voglia di sostenere un governo tecnico di emanazione mattarelliana dopo avere fatto indigestione di quello montiano. Forse il Pd si ricompatterà di fronte alla deriva giallo-verde: e non è facile ricompattare il Pd…

A mio modesto parere molta parte dell’elettorato che ha sfogato nell’urna la sua protesta, si sta rendendo conto dell’errore commesso, ma è presto per ammetterlo. Non è facile riconoscere i propri errori, anche perché il clima politico è talmente confuso da giustificare tutto e il contrario di tutto. Mi chiedo ingenuamente: era così per la nascita dei governi precedenti? Non mi pare. I programmi ci sono sempre stati. Gli organigrammi pure. I conti pubblici hanno da sempre bisogno di quadratura. Cosa è cambiato? Perché tutti sono così preoccupati? Qualche motivazione seria dovrà pur esserci. Attenti però perché questo è un argomento delicato: i protagonisti di questo tentativo brancolano nel buio, ma tendono a giustificare le contrarietà e le preoccupazioni che li avvolgono come reazioni al cambiamento che si sta profilando. Sarebbe il sistema che si difende a denti stretti. Non sono io che non sono capace di niente, sei tu che non vuoi cambiare niente: questa la linea difensiva da cui non sarà facile affrancarsi.