Il presidente incaricato Giuseppe Conte, dopo avere incontrato le forze politiche, ha voluto dare un particolare segno di attenzione ai risparmiatori vittime di fallimenti bancari, ricevendone una rappresentanza e garantendo loro concrete misure di risarcimento da parte del nascituro governo. Una mossa che, nel concitato clima politico, non ha trovato una grossa evidenza mediatica, anche se ne è emersa tutta la carica demagogica. Perché infatti tanta attenzione ai risparmiatori gabbati e non altrettanta ai lavoratori licenziati, ai giovani disoccupati, ai cittadini derubati, alle donne maltrattate e via discorrendo? Ma lasciamo perdere…Probabilmente questo particolare atteggiamento verso i risparmiatori rispecchiava la sensibilità di Conte e voleva essere un segno di allargamento della politica alla cosiddetta società civile.
Bene, a distanza di pochi giorni, il Presidente della Repubblica stoppa, per incompatibilità con la nostra adesione all’Europa, la nomina a ministro dell’economia di Paolo Savona, proposta dallo stesso Conte su indicazione dei partiti di governo, in particolare la Lega, e questo alt comporta il naufragio del tentativo di formare il governo. Il Capo dello Stato spiega direttamente la sua scelta con queste parole: «L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce la possibilità di spesa dello Stato per nuovi investimenti sociali. Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane. Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando – prima dell’Unione Monetaria Europea – gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento. È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani».
Ebbene, mentre i pentastellati si fanno belli con la difesa parolaia dei risparmiatori, Sergio Mattarella ha avuto il coraggio e la coerenza di tutelare il risparmio esercitando le sue prerogative costituzionali nell’ambito della formazione del governo. I primi stanno diventando il simbolo fasullo delle battaglie civili in difesa della gente. Il secondo rischia addirittura l’impeachment per il suo lineare e retto comportamento. L’articolo 90 della Costituzione italiana recita: «Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato d’accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri».
Se qualcuno, il M5S e Fratelli d’Italia, ha l’ardire di ipotizzare la messa in stato d’accusa di Mattarella, vuol dire che vede nel suo comportamento un alto tradimento o un attentato alla Costituzione. Siamo alla demenza politico-istituzionale. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. La politica ridotta a rissa da porcile senza il minimo ritegno e rispetto verso le Istituzioni dello Stato. E questo sarebbe il cambiamento? Che Dio ce ne scampi e liberi! Alto tradimento? Sì, alla fiducia dei cittadini elettori! Un attentato? Sì: al buon senso comune del popolo italiano. Provo vergogna e ribrezzo per questi mistificatori e mestatori nel torbido.