Il bruco e la lumaca

Se l’idillio tra Salvini e Di Maio sembrava esploso con l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento, si è ben presto rivelato illusorio, si è trasformato addirittura in una rissa da cortile con pesanti e reciproche basse insinuazioni, con gli stracci che volano, con le carte bollate che fanno capolino, con risentimenti e minacce: sono bastati due mesi per mettere in crisi il paradossale matrimonio suggerito dagli elettori in vena di scherzare. Altro che divorzio breve!  Un’unione di fatto tra Lega e grillini? Una convivenza (in)civile? Non se ne fa niente! Si litiga di brutto prima ancora di cominciare a convivere.

Si tratta di un’ulteriore dimostrazione di come in politica due più due non faccia quattro, di come la politica, tutto sommato, sia una cosa seria ed assomigli molto di più ad una gara di trotto che non a un rodeo o, se preferite, al Palio di Siena. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, ma, siccome il latte lo hanno versato gli elettori, è inutile piangere. Si dirà che la politica italiana, e non solo italiana, ha dato tristi rappresentazioni di sé anche in passato, che non è la prima volta in cui assistiamo a teatrini dell’assurdo. Anche questo è vero, tuttavia un esile filo per uscire dal labirinto si intravedeva. Oggi non lo vedo. Fin dalla nascita del movimento pentastellato dubitavo che dietro la verve di Beppe Grillo non ci fosse niente: molto fumo protestatario e niente arrosto propositivo, tutti i difetti della politica senza alcun pregio dell’anti-politica, molte promesse e poche premesse, la botte strapiena di professionismo sarcastico e la moglie ubriaca di dilettantismo politico, sotto il vestito dell’onestà il nulla della capacità.

E che dire della lega post-bossiana: andava meglio quando andava peggio. Rimpiango e rivaluto la schietta e genuina spinta padana della Lega-nord, che aveva qualcosa di nuovo con cui provocare la politica, rispetto all’odierna deriva sovranista e filo-fascista, che guarda ad un triste passato per affrontare i problemi di oggi. Sul berlusconismo meglio stendere un velo pietoso: è fallito su tutti i fronti meno quello dell’impero economico del cavaliere.

Con tali premesse non poteva farsi nemmeno un matrimonio di interessi: troppo scanzonati i potenziali sposi. Figuriamoci un matrimonio d’amore… E allora siamo al punto di partenza, dopo che gli atleti sono stati squalificati per falsa partenza. Uno spettacolo indecente di fronte ad un elettorato sempre più svergognato. Se questa triste esperienza potesse servire?! Ma non sarà così. Anche perché il partito democratico ci sta aggiungendo del suo. Di fronte al rompete le righe di destra e cinquestelle, davanti ad una colpevole confusione dei vincitori (?) delle urne, i piddini non trovano di meglio che mettersi a litigare di brutto al proprio interno, quasi a voler lanciare un masochistico messaggio all’elettorato del tipo “meglio male accompagnati dai fanfaroni anti-sistema che soli con i piagnoni del sistema”. Nella bagarre interna al PD c’è poco di strategico e molto di ennesima conta interna, c’è tutta la vecchia politica che reagisce come una lumaca alle picconate dell’antipolitica e rischia di assistere impotente alla ingannevole trasformazione del bruco in farfalla. Invece di accreditarsi come lenti ma inesorabili protagonisti del nuovo con cui fare i conti, stanno riuscendo a presentarsi come testardi epigoni del vecchiume da scartare a priori. Un perfetto assist per rimettere in partita chi è “scoppiato” subito dopo il calcio d’inizio.