Al governo col placet dello psiconano

Mentre a Firenze il presidente Mattarella tesseva un alto elogio dell’Unione Europea, Matteo Salvini e Luigi Di Maio confabulavano su come tradurre il loro sostanziale antieuropeismo a livello di un (im)presentabile accordo di governo, raggiunto in extremis dopo aver farneticato di elezioni ferragostane e di finti ballottaggi. Devono aver capito che votare in Parlamento contro il Presidente della Repubblica per tornare alle urne in piena estate, dopo aver fallito completamento la mission, poteva essere un rischio troppo grosso da correre anche per chi si sente salvatore della patria a tutti i costi.

Sta probabilmente nascendo il più paradossale dei governi, che sintetizza tutte le contraddizioni della cattiva politica: clamorose divergenze programmatiche superate con lo specchietto delle allodole di un accordicchio populista al ribasso; contrasti ritenuti insanabili per mesi, superati in un baleno sull’altare delle mere convenienze reciproche; gli sbandierati interessi del Paese ridotti a merce di scambio al mercato dell’antipolitica. Come svolta innovativa non c’è male…Gli italiani se la sono voluta e adesso se la tengono.

C’è però un aspetto che mi diverte: il governo nasce dopo un’autentica gag recitata dal cavaliere in vena di scherzare. Silvio Berlusconi non si smentisce mai, la sua imprevedibilità non ha limiti. Ricordo quando decise improvvisamente e individualmente di votare la fiducia al governo Letta, il quale non credeva ai suoi occhi e rideva sotto i baffi, lasciandosi andare ad un commentino captato dal labiale: “Incredibile!”. Oggi, dopo aver demonizzato il movimento cinque stelle per tutta la campagna elettorale, dopo averne insolentito gli esponenti, ridotti a pulitori di cessi o a epigono hitleriani, dopo avere sdegnosamente respinto le censure politiche rivolte alla sua persona ed al suo partito, dopo essersi sprofondato in elogi verso Sergio Mattarella, dopo aver detto ripetutamente “mai con i grillini”, ritorna sui suoi passi, la beve da botte, e, con quel faccione sempre più simile ad una maschera di carnevale, trova il modo di concedere il via libera al tanto vituperato accordo tra Lega e Cinquestelle. Al governo con il nulla osta dello psiconano: il massimo per Beppe Grillo. Mi sembra sia il suggello ad un’operazione, che non segna la fine della seconda repubblica, ma forse la fine della politica. E qualcuno, spiazzato dallo slalom dimaiano, sta a sottilizzare, aspettando di vedere se il nuovo (?) governo avrà il coraggio e l’autonomia di programmare e adottare provvedimenti contro il cavaliere.

Siamo alla fiera delle incoerenze in nome del popolo italiano, che guarda, paga e tace, come il più sciocco dei mariti. Il bello però deve ancora venire. È solo l’inizio. Chi presiederà questo governo, chi ne saranno i ministri? Come verrà accolto dalla Ue e dai mercati finanziari? Mi ha colpito nei giorni scorsi un commento di un autorevole giornalista, Federico Rampini, il quale, alla domanda su cosa pensassero all’estero dell’Italia politica, ha risposto candidamente che non pensano niente, nella misura in cui il nostro Paese è perfettamente in linea con la deriva politica in atto, più o meno, in tutto il mondo.  In effetti cosa volete che ne dica Trump? Assomigliamo a lui sempre più. Cosa pensate che dica Putin? Assomigliamo a lui sempre più. Cosa pensate che ne dicano gli inglesi? Presto potremmo seguirli fuori dall’Europa? Cosa pensate che ne dica Macron? Ha già i suoi abbondanti grattacapi. E la Merkel? Le basta liberarsi alla svelta di Mario Draghi. E gli altri Paesi europei? Sono messi politicamente peggio dell’Italia.

Di Berlusconi risero, inevitabilmente e maleducatamente, la Merkel e Sarkozy. Oggi ci sarebbe da sbellicarsi dalle risa, se non che Sarkozy non ha più alcuna voglia di ridere, e Angela Merkel deve stare sotto traccia. Non c’è più Obama a cui accendere una candela. Resta solo Mattarella. Non lasciamolo solo!