La tempesta nel bicchiere razzista

Venerdì 30 marzo 2018, intorno alle ore 21, la Polizia doganale francese ha fatto irruzione in un centro migranti di Bardonecchia, in provincia di Torino: quattro agenti sono entrati nel centro, che si trova nei locali della stazione ed è gestito dalla ong Rainbow for Africa, accompagnando un uomo nigeriano per fargli produrre un campione di urina in bagno. Gli agenti sospettavano che si trattasse di uno spacciatore, ma il campione è risultato negativo e l’uomo è stato rilasciato. Secondo Rainbow for Africa, entrando nel centro, gli agenti armati hanno intimidito un medico, i mediatori e gli avvocati.

Non sono un esperto di diritto internazionale e non conosco le norme comunitarie inerenti la materia, non mi sento quindi di dare un giudizio sull’eventuale sconfinamento della polizia francese e sulla regolarità o meno dell’intervento. L’episodio mi sollecita tuttavia alcune riflessioni di carattere etico e politico. È innegabile una tendenza a trattare i migranti come individui senza diritti e ad intervenire su di essi con una certa disinvoltura di carattere poliziesco: tutto ciò è conseguenza di un clima ostile, che raggiunge talora punte di vero e proprio atteggiamento razzista. Risulta quindi ipocrita la scandalizzata reazione della pubblica opinione: chi semina vento raccoglie tempesta.

Ancor più curiosa è la polemica innescata da certe forze politiche italiane, le quali, dopo aver predicato contro gli immigrati, assimilati, più o meno, a barbari invasori da cui difendersi, si ergono a difensori del diritto, soffiando sul fuoco dell’incidente diplomatico, approfittando dell’occasione per attaccare la Francia e l’Europa. Della serie: l’immigrato è mio e lo gestisco (?) io. Certo la Francia non brilla per accoglienza e l’Europa scarica il problema sui Paesi geograficamente più esposti. Probabilmente questa polemica diventerà l’armadio dentro cui nascondere i cadaveri di una politica meschina verso il fenomeno migratorio.

C’è chi vorrebbe espellere gli ambasciatori francesi anziché quelli russi (in conseguenza della vicenda spionistica), chi vorrebbe fare dell’episodio un’occasione per fare la Ue ladra, chi, per non sapere né leggere né scrivere, dà tutta la colpa alla sinistra. Se c’è stato uno sconfinamento della polizia francese, probabilmente uno dei soliti atti della “stronzaggine transalpina”, c’è anche una vergognosa strumentalizzazione politica dell’accaduto. Il M5S si indigna (ti pareva…), la Lega non accetta lezioni da Macron (anziché Lega Nord la chiameremo Lega dei Bravi), Fratelli d’Italia sposa la causa a livello nazionalistico (è il minimo che potesse fare…), Forza Italia, per recuperare verginità a destra, attacca la sinistra (uniti sì, ma contro il PD), il governo italiano, chiamato in causa da tutti, alzerà la voce (giusto, ma non alziamola troppo, per amor di Dio e di patria).

Il sindaco di Bardonecchia dice: «Gli agenti francesi non avevano alcun diritto di introdursi dentro questo centro. Sono molto arrabbiato e amareggiato per ciò che è successo. Adesso è il momento di tornare a fare il nostro lavoro di medici, infermieri, mediatori, avvocati». La questione di diritto mi interessa poco e non mi sembra il caso di cavillare più di tanto. Anch’io sono arrabbiato e amareggiato, non tanto per l’episodio in sé, che mi sembra piuttosto marginale, ma per quanto sta a monte e a valle di questo incidente. Sono d’accordo sia meglio tornare tutti a lavorare per affrontare al meglio un fenomeno, che ci riguarda e che non possiamo coprire con la polvere di ridicole polemiche diplomatiche.