Il sarto nel buio

Le reiterate dichiarazioni del presunto leader pentastellato Luigi Di Maio altro non sono che un rosario dell’antipolitica, recitato in nome e per conto di un partito senza linea politica. Si potrebbe dire: senza politica, contro la politica. Il M5S non vuole alleanze con Forza Italia, non per divergenze politiche insanabili, ma per incompatibilità etica col suo capo, Silvio Berlusconi. Non ammette dialogo col Partito Democratico, non tanto per programmi divergenti, ma per il rifiuto pregiudiziale verso la leadership renziana.  Qualora queste formazioni politiche accettassero il diktat grillino, vale a dire se accettassero di autodistruggersi, se ne potrebbe parlare, diversamente niente da discutere. Solo con la Lega invece, si potrebbe provare: « ’O famo strano».

Questi pronunciamenti dal sen fuggiti sono frutto di un preteso senso di superiorità etica e della sbandierata mancanza di una linea politica: non ci sporchiamo le mani e la bocca per dialogare con certi personaggi incarnazione del sistema, con gli altri si può vedere, tanto le idee e i programmi non contano niente anche perché noi non li abbiamo. Non avere una linea politica ha consentito ai pentastellati di raccattare consensi a destra e sinistra, dando programmaticamente un colpo al cerchio ed uno alla botte, promettendo mari e monti, ma soprattutto mostrando la propria camicia bianca come più bianca non si può. Questa, se così si può chiamare, è la strategia grillina: l’antipolitica fine a se stessa. Su questo filone si innervano le tattiche volte a distruggere soprattutto i due partiti aborriti, vale a dire Forza Italia e PD, e magari a tornare in fretta alle urne, prima che la gente possa svegliarsi dall’intontimento protestatario, per incassare un ulteriore indistinto consenso elettorale (secondo i sondaggi sarebbero già al 35 %).

Fino a qualche tempo fa assegnavo al grillismo una funzione di argine e interprete politico rispetto al pericoloso qualunquismo dilagante; ora si è rotto l’argine e il M5S spinge addirittura l’acqua della protesta contro le arcate della politica per far crollare il sistema. Ci riusciranno? Non so sinceramente cosa potrà succedere. Certo di fronte a questi scenari, come sempre succede, si fronteggiano due atteggiamenti contrapposti: chi vorrebbe accettare la sfida per costringere i puritani del potere a venire a patti col diavolo, chi invece preferirebbe lasciarli bollire nel loro brodo nella convinzione che, prima o poi, la pentola deborderà e il gas si spegnerà.  Le due reazioni uguali e contrarie potrebbero anche essere equivalenti o comunque ugualmente sperimentabili, se non ci fossero di mezzo gli interessi del Paese, le scadenze a livello governativo, le attese dell’Europa, le esigenze dei mercati finanziari, le crisi aziendali, i rapporti internazionali e via discorrendo. Bisognerebbe cioè ridurre i grillini ad una sorta di variabile indipendente da studiare e sperimentare in laboratorio.

Da una parte si sono aperte le consultazioni del Presidente della Repubblica per verificare come la politica possa riuscire a governare il Paese alla luce dei risultati elettorali e davanti ai problemi esistenti. Dall’altra parte il M5S rimane ancorato alle urne e si rifiuta di fare politica. Si sentono la donna bella e si specchiano rifiutando aprioristicamente la corte degli altri partiti. Quelle che vengono da loro considerate le brutte donne della politica non hanno il coraggio e la voglia di sposarsi tra di loro. Mattarella dovrebbe cucire l’abito: per chi? a chi?  per quando? Dovrebbe cioè fare “il sarto nel buio”.