Il banco di prova pensionistico

Secondo i dati dell’INPS le pensioni private sono 17,88 milioni, di queste il 70,8% (12,8 milioni) sono inferiori a 1000 euro. Per le donne la percentuale di pensioni al di sotto dei mille euro sale al 86,6%, mentre globalmente quelle inferiori a 750 euro sono 11,1 milioni. Si tratta di pensioni singole e non dell’importo totale spettante a ogni pensionato, che può godere di più trattamenti.

Sono dati che fanno riflettere, ma che devono essere interpretati correttamente. Bisogna innanzitutto ammettere che le pensioni basse corrispondono a basse o inesistenti contribuzioni degli interessati. Alcune categorie di lavoratori autonomi, quasi tutte, hanno in passato avuto una bassa contribuzione dovuta ad aliquote nettamente inferiori rispetto ai lavoratori dipendenti nonché all’evasione contributiva dovuta all’occultamento dei redditi da lavoro autonomo. Per dirla in modo brutale artigiani, commercianti e imprenditori agricoli hanno risparmiato a livello contributivo e tale risparmio ha creato ulteriore reddito accantonato o reinvestito nell’impresa. Non si può limitarsi a vedere il dato finale, ma occorre contestualizzarlo nella vita lavorativa della persona. Credo poi, anche se non ne sono sicuro, che nei suddetti numeri siano da comprendere anche le pensioni minime per lavoratori a scarsa contribuzione e le pensioni sociali per lavoratori senza contribuzione.

Non sono certamente dati confortanti perché, nonostante le suddette precisazioni, da essi emerge una copertura pensionistica piuttosto bassa per molti individui. Visti in prospettiva poi creano ulteriore preoccupazione alla luce dell’innalzamento dell’età pensionabile e alle difficoltà lavorative per le nuove generazioni.

Nei facili proclami elettorali, con la coda degli slogan in vista della formazione del nuovo governo, l’aumento delle pensioni è uno dei cavalli di battaglia: meno tasse e più pensioni!  E chi non è d’accordo? Probabilmente le casse erariali, che non lo consentono, se non in modo ragionato, articolato, scaglionato e riequilibrato. Esistono pensioni troppo alte e pensioni troppo basse: inserire meccanismi di aggiustamento non è facile, ma non dovrebbe essere impossibile, anche se probabilmente il ridimensionamento dei trattamenti da nababbo servirà a creare un equilibrio etico e non basterà a quadrare i conti economici dell’INPS se non in minima parte.

Dovrebbe trattarsi di uno di quei problemi che impongono di uscire dalla demagogia per puntare alla concretezza delle soluzioni serie e praticabili. Lasciamo stare per il momento la riforma elettorale, che porterebbe solo ulteriori conflittualità e chiuderebbe tutte le forze politiche nei propri fortini. Provo a superare il mio motivato e forte scetticismo su cui sto spargendo fiumi di inutile inchiostro e vengo al sodo che più sodo non si può. Se proprio il M5S e la Lega vogliono cominciare a fare sul serio, escano dalla genericità delle loro clamorose intenzioni ed inizino a proporre soluzioni agibili: dopo un bagno di umiltà e concretezza potranno chiedere dialogo ed eventuale appoggio.  Riuscirà il nostro eroe Mattarella ad imporre l’uso della ragione a chi non vuol saperne di ragionare? A chi in questo modo punta a governare tenendo spalancata la porta della irresponsabilità, che rende intangibile l’innocenza dei peccatori incalliti?