I cessi voltagabbana di Berlusconi

“Nessun accordo con M5S, partito che non conosce la democrazia, formato solo da disoccupati. È un pericolo per l’Italia. È gente che non ha mai fatto nulla nella vita. Nella mia azienda li prenderei per pulire i cessi. Seguo tutto con disgusto. Gli italiani hanno votato molto male”: così si è espresso Berlusconi anche in risposta alle pregiudiziali poste nei suoi confronti e nei confronti di Forza Italia dai pentastellati. Ho già scritto e ribadisco che con l’età il cavaliere forse ha raggiunto la pace dei sensi, non tanto sessualmente parlando, ma politicamente. Quindi, parla senza freni inibitori e senza troppi calcoli.

Lo stigma contro i politici fannulloni o mestieranti è sempre stato il suo cavallo di battaglia, che sotto-sotto ho sempre apprezzato, perché anche a me non sono mai piaciuti i politici senza preparazione ed esperienza professionali, quelli che chiacchierano e nella loro vita personale non hanno combinato niente. Ce ne sono in tutti gli schieramenti politici, a destra, a sinistra, al centro. Indubbiamente la natura estemporanea del movimento pentastellato, la selezione improvvisata della loro classe dirigente, la mancanza di una storia alle loro spalle, hanno accentuato l’ignoranza, l’impreparazione e la sprovvedutezza degli esponenti di questa forza politica. Innovare e ricambiare non vuol dire mettere   dei “buoni a nulla” al posto dei “capaci di tutto”.

Anche la piccata risposta del parlamentare grillino Morra a quanto affermato da Berlusconi con le suddette espressioni colorite, vale a dire “è meglio un pulitore di cessi che si guadagna onestamente da vivere che un colletto bianco amico di mafiosi”, pur nella sua comprensibile verve moralizzatrice, non coglie nel segno: per i politici l’onestà è un prerequisito e, se ad essa non si aggiungono altre doti ed altre qualità, rimane sterile e improduttiva di effetti per gli amministrati ed i governati. A parte il fatto che anche i grillini hanno i loro scheletrucci negli armadi, gli esponenti pentastellati impegnati a certi livelli stanno mostrando la corda. E non mi convince chi li vuole mettere alla prova, nonostante tutto, solo per il gusto di mandare a casa qualcuno o per lo sfizio di provare a mangiare una nuova pietanza, anche se proviene da una cucina poco raccomandabile.

Un altro cavallo di battaglia polemico di Berlusconi è da sempre stato lo sferzare il catastrofismo economico proponendo i bar, i ristoranti, le pizzerie, gli alberghi e i camping stracolmi di gente. Stando alle previsioni nel lungo ponte del 25 aprile si muoveranno quasi otto milioni di italiani, per un giro d’affari che vale 2,85 miliardi di euro. Per il 34,2% dei casi sarà un “super ponte”, che includerà 25 aprile e primo maggio. Limitatamente alla giornata del 25 aprile la spesa media pro-capite per il viaggio, comprensiva di tutte le voci, sarà pari a 385 euro.  Un mio carissimo e simpatico amico sosteneva che, se una persona è a corto di risorse e vuole effettivamente risparmiare qualcosa, non deve mettere nemmeno il naso fuori di casa, deve andare a letto. Bisogna prendere atto tuttavia che l’Italia, secondo i dati Eurostat è penultima in Ue per il livello di occupazione. Quindi le difficoltà ci sono, eccome. Berlusconi esagerava, riduceva il discorso economico ad analisi un tanto al metro, ma un fondo di verità nelle sue considerazioni spannometriche esisteva ed esiste.

Rimane un problema in capo a Berlusconi (magari fosse solo uno…): qualcuno penserà ai rapporti con la giustizia. Quello non è un problema, ma una triste realtà a cui gli italiani non hanno fatto caso per tanti anni, salvo accorgersene improvvisamente sotto l’impulso delle pregiudiziali dimaiane e della concorrenza salviniana: meglio tardi che mai. Il problema cui faccio riferimento è l’inguaribile “voltagabbanismo”. Un giorno i grillini devono pulire i cessi, il giorno dopo possono tranquillamente governare; un giorno si fa la corte al PD, il giorno dopo mai col PD; un giorno si lascia intendere che Salvini ha rotto “i cosiddetti” con il suo estremismo, il giorno dopo è il leader indiscusso del centro-destra. Prima o poi mi aspetto che, a parere di Berlusconi, i bar, i ristoranti, le pizzerie, gli alberghi e i camping diventino miseramente vuoti.

Torno brevemente alle valutazioni berlusconiane sull’attuale situazione politica ed in particolare al giudizio sul comportamento elettorale degli italiani (“hanno votato molto male!”). Per un capo di partito non è certo un bene insolentire gli elettori o mettere in discussione l’esito del loro voto. È un atteggiamento pericoloso e controproducente. Se il responso delle urne è negativo non si può ricorrere al “destino cinico e baro” di saragattiana memoria dopo la sconfitta elettorale del 1953: in un certo senso l’elettore, come il cliente in un negozio, ha sempre ragione. Tuttavia, siccome non sono un esponente politico, posso permettermi di dirlo apertamente: effettivamente gli italiani hanno votato male!