…e le bombe cadenti sulla Siria

“L’Italia non ha partecipato a questo attacco militare (…), con gli Usa la nostra alleanza è molto forte; a loro forniamo tradizionalmente supporto logistico, ma in questo caso abbiamo insistito che il supporto non poteva significare che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria. Quella di stanotte è stata un’azione circoscritta, motivata dall’uso di armi chimiche (…), non può e non deve essere l’inizio di un’escalation”. Così ha dichiarato il premier italiano Gentiloni, informato immediatamente dell’attacco alla Siria, portato avanti dagli Usa in stretta collaborazione con Francia e Inghilterra, il quale si tiene in contatto con Esteri e Difesa e con i vertici militari.

La mia opinione è nettamente e pregiudizialmente contraria agli interventi armati comunque giustificati: non servono a nulla, se non a chi fabbrica e vende armi, a chi vuole mostrare muscoli e faccia dura a livello internazionale, a chi intende recuperare il favore popolare a livello nazionale. L’intervento armato in Iraq fu motivato dalla presenza di armi atomiche, poi fu dimostrato che tali arsenali non esistevano, Saddam Hussein fu spazzato via, ma l’Iraq è un paese distrutto anche e soprattutto dall’attacco dell’Isis. In Libia fu fatto un intervento clamorosamente esagerato e intempestivo, promosso dalla Francia per ragioni di recupero di prestigio e consenso a livello interno: la Libia è nel caos totale.  Siamo al repetita non iuvant. La storia non insegna nulla, ogni volta si sostiene che le condizioni sono diverse rispetto ai disastri precedenti, ma stringi-stringi le situazioni sono analoghe e gli errori si ripetono all’infinito. Al di là delle sporche motivazioni economiche, esiste l’illusione che gli attacchi militari possano scoraggiare il potenziale nemico dal prendere iniziative di guerra: è esattamente l’opposto in quanto scattano spirali incontrollabili e partono processi di intensificazione e diffusione della guerra.

E l’Italia? Costituzionalmente parlando, ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Fin qui la drastica scelta di principio contro la guerra. Poi vengono le alleanze internazionali e la ragion di stato e allora bisogna fare i salti mortali per saltarci fuori. La dichiarazione di Gentiloni sopra riportata è un capolavoro di diplomazia: l’Italia non ha partecipato all’attacco contro la Siria, non ha fornito nemmeno basi logistiche al riguardo (meno male…); l’alleanza con gli Usa è forte (ma non c’è mai il coraggio di dissentire apertamente e preventivamente da certe iniziative improvvisate e sconclusionate sul piano diplomatico e inqualificabili dal punto di vista etico); l’azione contro la Siria è circoscritta (che sia circoscritta è tutto da dimostrare, bomba chiama bomba, si comincia a parlare di attacchi iraniani a Israele, mentre la Russia dice, un po’ stucchevolmente, che l’attacco non rimarrà impunito); i bombardamenti sono motivati  dall’uso di armi chimiche e chirurgicamente volti alla distruzione degli arsenali (le bombe intelligenti esistono solo a tavolino o, se volete, a computer); la botta contro la Siria non può e non deve essere l’inizio di una progressiva intensificazione del conflitto (buttare la benzina sul fuoco non può che aumentare le fiamme).

In buona sostanza l’Italia non è d’accordo con Trump e con i suoi precipitosi cobelligeranti (Francia e Inghilterra), ma…è come quella ragazza che era incinta appena un pochettino, oppure come quel marito che stava sotto il letto per far valere le proprie ragioni. Dovrei disturbare mio padre e citarlo, ma l’ho già fatto tante volte. Mi limito ad una battuta polemica: l’Italia di fronte alle situazioni più incasinate non riesce a prendere posizioni nette e coerenti (è difficile ma bisognerebbe almeno provarci), ma per dirla in dialetto parmigiano manda questo messaggio agli alleati: va’ avanti ti che a mi am scapa da riddor. Questa volta poi abbiamo persino la scusante di non avere un governo nel pieno dei suoi poteri: per questo, potrebbe essere anche meglio, viste le prospettive che abbiamo dinanzi (Salvini fa il penoso anti-americano, ma soprattutto filo-russo, Di Maio gioca a fare il fragile statista in chiave Onu, Berlusconi fa il saputello pesce in barile).