La cartina di “tornabuio” di CasaPound

Nel 1994 gli italiani si fecero incantare dalla combinazione di un riccone, di un nordista (leggi Bossi) e di un revisionista (leggi Fini). Oggi rischiano di farsi imbrogliare dal solito riciclato e invecchiato riccone con una compagnia di nostalgici, di nazionalisti e di populisti: non v’è dubbio che la situazione sia mutata. In peggio!

Ne è una prova l’endorsement di CasaPound a favore di Matteo Salvini: un’affinità scomoda, smentita timidamente da Salvini, rifiutata sdegnosamente da Berlusconi, accolta in silenzio dai Fratelli d’Italia. Sono certo che il centro-destra non abbia cercato questo appoggio elettorale, ma il fatto che sia spontaneamente arrivato è forse ancor più grave e la dice lunga su una tacita sintonia con queste frange carognesche, che, anziché entrare in Parlamento, dovrebbero finire nelle fogne, come si urlava un tempo.

“Non ho bisogno dei voti di altri, né mi interessano i voti di Tizio e Caio”. Così il leader leghista in riferimento a CasaPound, pronta a sostenerlo. Che a un politico in campagna elettorale non interessino i voti suona piuttosto strano e paradossale. Quanto a Tizio e Caio Salvini dovrebbe meglio precisare e chiamare le persone con il loro nome e cognome e avere il coraggio di prendere le distanze con precisi e chiari argomenti politici e non con presuntuose battutine.

“La nostra coalizione non ha nulla a che fare con CasaPound o coi loro programmi. Né ora né dopo il voto”. Così Silvio Berlusconi, piuttosto distratto dal giochino a nascondino dietro la candidatura a premier di Tajani. Un po’ meglio rispetto a Salvini, ma sempre poco o niente.

Come interpretare il silenzio di Giorgia Meloni? È un personaggio che, parli o stia zitto, proprio non mi interessa. E forse interessa poco anche a CasaPound, dal momento che avrebbero scelto come referente la Lega, abbandonando l’ideologia e sposando la tattica.

Bisognerebbe essere comunque grati a questo movimento fascistoide per avere indirettamente scoperto qualche altarino al centro-destra: chi è orientato a votare così, non si farà certo scandalizzare e condizionare, ma un poco di chiarezza si è indirettamente fatta. Non c’è bisogno di usare i luoghi comuni (ogni simile ama il suo simile, dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, etc.) per arrivare a certe conclusioni politiche.

Saranno camerati che sbagliano? I voti si contano e non si pesano? Saranno manovre di disturbo? Dalli all’untore? Tutto fa brodo? Il fascismo non fa più paura? Tra CasaPound e i centri sociali non si sa chi scegliere? La Lega non è estremista, visto che c’è qualcuno ancor più a destra? Si tratta di quattro gatti che fanno casino? Nei bar si sprecheranno simili argomentazioni.

«Non mi curo di certe sottigliezze dogmatiche perché mi importa solo una cosa: che Dio sia antifascista!». Così diceva don Andrea Gallo a chi lo voleva imbrigliare in questioni di lana caprina nei rapporti tra religione e politica. A proposito dei contenuti del centro-destra e del suo fascismo di ieri e di oggi, parafrasando don Gallo (in modo strumentale, lo ammetto e gli chiedo umilmente scusa, anche se lui ne riderebbe di gusto e sarebbe oltremodo d’accordo) si potrebbe dire: “Non mi curo di certe sottigliezze politiche. perché mi importa solo una cosa: che la Repubblica Italiana sia antifascista!”.