28/02/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

Geremia 18,18-20; Salmo 30; Matteo 20,17-28.

 

Riflessione personale

 

Gesù tenta di spiegare agli apostoli la sua prospettiva di passione, morte e risurrezione, ma loro non capiscono e addirittura si mettono a litigare su chi di essi possa meglio piazzarsi nell’assetto di potere dell’imminente Regno del Cristo. A posteriori appaiono indisponenti. Abbiamo però poco da sorprenderci. Non ci comportiamo forse così anche noi?  Dopo duemila anni di cristianesimo, la Chiesa è ancora ferma al palo e ciascuno di noi si illude di sgattaiolare al di fuori della logica della Croce.

Non è questione di dolorismo o di fanatismo, ma di testimonianza e servizio inevitabilmente oggetto di sofferenza per incomprensione, emarginazione, discriminazione e persecuzione. I martiri cristiani, a differenza dei terroristi islamici, non si uccidono per uccidere, ma vengono uccisi perché testimoniano la loro fede e prestano il loro servizio fino alle estreme conseguenze.

Il profeta Geremia viene colpito in quanto considerato un fastidioso mestatore: i sacerdoti, i sapienti e i profeti tramano insidie contro di lui in difesa dei loro ruoli e del loro status di categorie privilegiate. Il sommo sacerdote Caifa nel suo cinismo religioso afferma in riferimento a Gesù: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Siamo tutti schierati in difesa dello status quo. Il giusto disturba, è scomodo, va eliminato. E ci guardiamo bene dall’essere giusti perché faremmo una brutta fine.

Non sono emarginato e maltrattato, non perché sia bravo, ma perché sono un cristiano di comodo, che non dà fastidio, che non tocca nel vivo, che non esita nello scendere a compromessi con la propria coscienza, con la propria fede, con il potere civile e religioso. Nella mia tiepidezza posso stare tranquillo: nessuno mi disturberà, non rischio nulla, sono al coperto. Sono un auto-raccomandato di ferro. La madre di Giacomo e Giovanni, seppure ingenuamente, inaugura nella Chiesa il metodo della raccomandazione, del privilegio, dei primi posti. La logica della Croce è dura da accettare, lo fu anche per Gesù. Ma non c’è via di scampo: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra e alla mia sinistra, ma per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».