22/02/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

1Pietro 5,1-4; Salmo 22; Matteo 16,13-19.

 

Riflessione personale

 

Oggi si celebra la Cattedra di s. Pietro. Interpreto questa ricorrenza non come deferente omaggio all’autorità papale e gerarchica in generale, ma come richiamo al fatto che nella Chiesa l’autorità (sarebbe meglio dire l’autorevolezza…) dipende dalla fede in Cristo e dallo spirito di servizio con cui, da buoni pastori, si serve il gregge (non per forza, ma volentieri, non per vile interesse, ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone, ma facendosi modelli).

Gesù, tramite un primordiale ma efficace sondaggio, appura che la gente ha di lui un’idea piuttosto vaga, nostalgica ed opportunistica, mentre Simon Pietro, nella sua travolgente ma traballante generosità, lo riconosce come il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Era relativamente facile per questo pescatore, ce lo aveva tutto il giorno davanti, lo ascoltava, lo osservava, gli parlava, lo interrogava. Poi messo alle strette…

Io dove mi colloco? Spesso sono tra la gente a riconoscere che Gesù è il più grande personaggio della storia, un profeta, un testimone perfetto. Ricordo che un mio caro amico definiva il vangelo come il più bel libro mai scritto, lasciando intendere grande ammirazione, ma anche una perplessità di fondo.

A volte sono vicino a Pietro, a parole mi lancio in atti di fede spontanei e decisi, ma poi davanti alla prima serva, che mi interpella e mi fa l’esame, balbetto e mi defilo vigliaccamente. Ai suoi discepoli Gesù ordinò di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. Con me può fare a meno di sprecare questa raccomandazione, ci penso già io a non testimoniare che lui è il Cristo: la mia fede è ondivaga, è volatile, è soprattutto incoerente. Eppure ho usufruito di tanti insegnamenti, di tante testimonianza, di tanti fulgidi esempi, di tanti aiuti. Ciononostante devo ammettere umilmente che il mio cristianesimo vacilla e pregare: «Io credo Signore, aumenta la mia fede».