Nel demenziale lessico televisivo, quello che si sprigiona dai dibattiti politici sconfinanti sistematicamente nella rissa circense, l’aggettivo “democristiano” viene ormai usato per offendere l’interlocutore, per sottolinearne l’anacronismo, per deriderlo, per metterlo culturalmente ai margini. Fra le tante insopportabili mode mediatiche ci sta anche questa: si tratta di un’inaccettabile semplificazione storica, di una snobistica lettura politica, di un’ignorante e falsa rappresentazione della realtà passata.
Dietro tale provocatoria aggettivazione si cela l’intento di identificare lo stile democristiano con il compromesso a tutti i costi, con il fariseismo della politica politicante, con il moderatume clericale e via discorrendo: si vuole far coincidere la portata storica di un movimento politico con la sua caricatura.
La democrazia cristiana, con i suoi esponenti più illuminati e preparati, ha contribuito in modo determinante all’elaborazione ed all’approvazione della Costituzione italiana. Non dimentichiamolo, non lo dimentichino coloro che fanno della Costituzione un alibi conservatore o un libro dei sogni da mettere nel cassetto.
La democrazia cristiana ha imbroccato le scelte fondamentali della politica estera italiana: l’Occidente, la Nato, l’Europa, il dialogo con i Paesi arabi, etc. L’euroscetticismo, il razzismo, il nazionalismo, il separatismo non erano nel dna democristiano.
La democrazia cristiana non si è mai arroccata sulle proprie posizioni, ma ha sempre puntato a collaborare a livello governativo con le forze politiche più vicine, ha dialogato con tutti i partiti democratici ed ha saputo favorire l’ingresso nell’area governativa dei partiti di sinistra. Le coalizioni non servivano a raccattare voti a destra e manca, come avviene nel panorama politico attuale.
La democrazia cristiana ha onorato la sua ispirazione cattolica salvaguardando la sua visione laica della politica e delle istituzioni. Tutt’altro atteggiamento rispetto al corteggiamento tattico in cui si esercitano i partiti moderni (?) verso la Chiesa-Istituzione.
La democrazia cristiana ha fatto dell’interclassismo il presupposto sociale della sua politica puntando alla sintesi degli interessi mediati in senso progressista. Niente da spartire con la ricerca degli inciuci sociali e politici della politica di oggi. Un popolarismo che non aveva niente di populismo.
La democrazia cristiana ha tenuto ben distinto il discorso della moderazione da quello della conservazione, ha tenuto una posizione centrale nell’arco partitico distinguendola dal puro e comodo centrismo. Siamo ben lontani dall’incolore moderatume dei giorni nostri.
La democrazia cristiana ha trovato il modo di mantenere la propria unità pur ammettendo al proprio interno un franco e vivace dibattito, sopportando le correnti in quanto aggregazioni con basi culturali capaci di alimentare il confronto delle idee. Niente a che vedere con le vuote e strumentali schermaglie odierne.
La democrazia cristiana ha espresso leader politici di caratura internazionale: da De Gasperi a Fanfani, da Moro a Zaccagnini. Senza bisogno di scomodare i big, anche mettendo a confronto le seconde, terze e quarte file democristiane avremmo tutto da guadagnare rispetto agli esponenti odierni di primo piano.
Accanto a questi indiscutibili pregi dobbiamo mettere anche parecchi difetti: la tentazione dorotea del potere per il potere, la sottovalutazione e la compromissione col fenomeno mafioso, il galleggiamento al di sopra dei problemi economici e sociali, una visione culturale piuttosto limitata e rinunciataria, la progressiva caduta nell’affarismo della politica, l’esagerato condizionamento dell’anticomunismo, il mancato controllo sulla burocrazia, la debolezza verso gli attacchi condotti contro le istituzioni.
Non ho inteso fare un’analisi storica, ho solo voluto tratteggiare sommariamente la complessità di un fenomeno politico, che non si può liquidare a suon di battute di dubbio gusto. D’altra parte, la mia partecipazione a questo partito è stata sempre caratterizzata da un atteggiamento molto critico ed è finita quando, con la segreteria di Arnaldo Forlani, i difetti di cui sopra oltrepassarono di gran lunga i pregi.
Se uno mi dà del democristiano non mi sento pertanto offeso, ma è ora di finirla con le banalizzazioni anti-storiche: la politica attuale è zeppa di partiti e personaggi inqualificabili. Magari assomigliasse alla Democrazia Cristiana…