Allora è proprio vero quanto sosteneva mio padre, vale a dire che quando si tratta di mettersi d’accordo per fare una guerra ci si riesce molto velocemente, mentre per fare una politica di pace…
In sede Ue l’unica significativa intesa possibile è attualmente quella relativa alla difesa comune: 23 Stati membri si sono messi d’accordo su investimenti per la difesa, sullo sviluppo di nuove capacità e sulla disponibilità a partecipare a operazioni militari congiunte, con tanto di aumento delle spese militari nazionali.
Per la verità la cooperazione strutturata permanente (Pesco) è stata introdotta dal Trattato di Lisbona, in vigore dal 2009. Quindi siamo in presenza di una concretizzazione in materia di sviluppo delle capacità militari dell’Ue. Non si tratta di un esercito comune, ma comunque sono stati presi impegni vincolanti a differenza di altri accordi da cui ogni Stato può facilmente smarcarsi.
Viene spontaneo pensare al discorso della gestione del fenomeno migratorio per il quale non si riesce a trovare una fattiva collaborazione, all’impossibilità di fare passi avanti in materia di strumenti economico-finanziari comuni, allo scetticismo riguardo alle pur necessarie riforme istituzionali comunitarie e a diversi altri ambiti in cui la Ue segno il passo.
Non c’è verso di trovare maggiore integrazione sul piano economico-sociale, ci si riesce dal punto di vista militare: è sconfortante e paradossale. Le risorse aggiuntive per gli armamenti si trovano, quelle per accogliere gli immigrati mancano, per non parlare della rigidità con cui si trattano gli Stati membri più deboli.
Questo non è europeismo, ma una caricatura dell’Europa, è un tradimento bello e buono dello spirito dei pionieri che hanno pensato e progettato una forte integrazione fra i Paesi del nostro continente. Uno degli scopi, forse quello principale, era quello di creare i presupposti politici, economici e sociali per evitare guerre dopo le catastrofiche esperienze del passato. Ebbene, il percorso è stato letteralmente ribaltato: anziché partire dai problemi che stanno a monte di possibili conflitti, si parte dai discorsi militari il linea con il famoso e storico postulato “se vuoi la pace, prepara la guerra”.
Fa letteralmente sorridere la contestuale reprimenda all’Italia. La vera comunanza europeistica è probabilmente la follia. Da una parte ci sono Stati e forze politiche che vagheggiano l’indebolimento o addirittura lo smembramento dell’Ue; dall’altra c’è chi fa finta di volere l’Europa, ma ce ne offre una versione talmente pragmatica e spregiudicata da disamorare quei poco o tanti che ancora ci credono.
Si critica tanto la politica italiana in sede Ue: mancherebbe di un progetto. Tutto sommato, forse e da sempre, pur con tutti i limiti e i difetti che ci ritroviamo, siamo i più europeisti di tutti, checché ne pensi Jyrki Katainen, vice-presidente della Commissione Ue, rigorista dei miei stivali. Tanto per stare in tema di schizofrenia europea, da una parte abbiamo Junker che vuole assegnarci il premio Nobel per la pace alla luce del nostro coraggioso comportamento verso i migranti e non perde occasione per garantirci l’appoggio a livello finanziario, mentre il suo vice ci bacchetta pesantemente sul progetto di bilancio per il 2018.
In conclusione qual è la politica europea? La pace la promuoviamo investendo nelle armi, lo sviluppo lo favoriamo ingessando i bilanci e tagliando drasticamente le spese. Evviva l’Europa!!! Poi non chiediamoci perché qualcuno, peraltro ingiustamente, follemente e per motivi di egoismo nazionale, vuole uscire dalla Ue.