La Camera dei Deputati italiana, nelle more della legge, ha tagliato la testa al toro. Ha introdotto, seppure in via sperimentale, la legalizzazione dei lobbisti, istituendo un albo vero e proprio dei soggetti dichiaratamente dediti a rappresentare gli interessi di imprese, sindacati e associazioni. Si chiamano appunto lobbisti, cioè portatori delle istanze delle lobby (categorie), che opererebbero ai fini di ottenere interventi legislativi ad esse favorevoli; iscritti con tanto di tesserino ad un apposito registro, stazionerebbero in una sala riservata da cui tenere sott’occhio i lavori della Camera ed in cui lavorare, cioè “interferire” nella vita parlamentare.
Chi avrà la bontà di leggere queste mie riflessioni mi perdonerà, ma il primo ardito parallelismo che mi è venuto in mente è stato quello con il ripristino delle case di tolleranza, dei casini per essere ancora più chiaro. Considerato che la prostituzione esiste da sempre, che non la si può eliminare, che è ipocrita far finta che non esista, varrebbe la pena di regolamentarla e controllarla da tutti i punti di vista: sarei perfettamente d’accordo.
Il caso vuole però che i lobbisti non vendano direttamente o indirettamente il proprio corpo, ma forse solo il voto dei loro rappresentati. Il loro negozio giuridico consiste poi sostanzialmente nel comprare (a quale prezzo non è dato sapere) una legge, può bastare anche un articolo di una legge, talvolta un comma o addirittura un capoverso, trattando alla stregua di meri venditori i parlamentari, i quali diventerebbero una sorta di “puttani” della Repubblica. Sono stato poco complimentoso? Senz’altro, ma almeno spero di essermi spiegato.
Viene legalizzata ed autorizzata una sorta di mercato a latere delle istituzioni, un meccanismo parallelo a quello democratico: più che di convergenze si tratterebbe di divergenze parallele. Mi si dirà che è già così, che nei corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama si aggirano questi personaggi, noti a tutti, e che probabilmente influiscono sulla vita parlamentare molto più di quanto si possa immaginare. Tanto vale introdurre delle regole sulla loro professionalità, sulla loro fedina penale e sulle modalità del loro operato. Mentre le puttane classiche e canoniche hanno tutto il mio rispetto e talvolta financo la mia ammirazione, questo sputtanamento parlamentare non mi piace affatto, non per motivi di decenza, ma per questioni di democrazia.
Il nostro sistema di democrazia rappresentativa si fonda su due pilastri fondamentali: le forze politiche e le forze intermedie. I partiti rappresentano i cittadini da cui ottengono un mandato senza vincoli, ma pur sempre un mandato a rappresentare l’intera nazione. Dal momento che gli interessi però non sono solo individuali e quindi non si esprimono solo a tale livello, esistono le forze economiche e sociali, riconosciute dalla legge o quanto meno dalla dinamica sociale, che rappresentano le istanze di categoria a livello dei lavoratori e dei vari tipi di impresa. A queste si è aggiunto nel tempo, in conseguenza dell’evoluzione nella compagine sociale, tutta la galassia dell’associazionismo e del volontariato, più o meno riconosciuta e riconoscibile.
Evidentemente si pensa che questo tavolo a due gambe sia diventato, o addirittura sia sempre stato, zoppo e allora si cerca di inserire o di sopportare una terza gamba per rassodare i meccanismi democratici. Mi pare che la toppa sia peggio del buco. Significa infatti delegittimare le strade maestre per sostituirle con le scorciatoie.
Cosa ci stanno a fare i parlamentari se non sono capaci di dialogare con i cittadini e con le forze sociali? Se non sono capaci di svolgere questo fondamentale ruolo di saldatura, allora sì che rubano lo stipendio.
E a cosa servono tutti i sindacati e le varie associazioni se non sono in grado di rappresentare e portare avanti le istanze dei loro iscritti? Si sciolgano e la smettano di prendere in giro i loro seguaci.
I concorrenti al gioco televisivo dell’eredità dimostrano una ignoranza sconvolgente in materia religiosa (al punto da non sapere cosa sia la Bibbia) e in materia costituzionale (al punto da confondere il presidente della Repubblica col Presidente del Consiglio). Qui sarà il caso però di fare un po’ tutti un bel ripasso sui fondamenti e sui meccanismi della democrazia rappresentativa. Anche i parlamentari. Questi ultimi sappiano inoltre che prestare scopertamente il fianco al lobbismo può voler dire tirare un’ulteriore volata al populismo. Il ragionamento dei cittadini-elettori, infatti, potrebbe essere: se chi riceve il nostro voto non è in grado di rapportarsi con noi, allora tanto vale semplificare e trovare qualcuno (pochi, meglio se uno solo) che sappia farlo indipendentemente dalle istituzioni e che, di tanto in tanto, chieda direttamente il nostro parere.
Come ho già avuto modo di scrivere, una strana lezioncina di democrazia ci viene dalla Gran Bretagna, nonostante Brexit, anzi proprio in conseguenza di Brexit. In quel Paese c’è un rigurgito di responsabilità da parte della Camera dei Lord: una istituzione nata per rappresentare, in senso dinastico e per diritto ereditario, l’aristocrazia inglese. Strada facendo, questa Camera si è trasformata prevalentemente in una specie di “Senato a vita”: 804 Lord, soprattutto grandi vecchi della politica, ricchi imprenditori, illustri scienziati, economisti, esperti in ogni campo. Questi signori, indipendentemente dalla loro collocazione partitica, hanno trovato il coraggio di dare due importantissimi alt, non tanto alla Brexit, perché ormai purtroppo cosa fatta capo ha, ma al percorso di uscita dall’Europa, dicendo un netto no al mercanteggiamento delle presenze degli europei in Inghilterra con le presenze degli Inglesi in Europa e fissando dei paletti al governo, costringendolo a sottoporre al Parlamento il divorzio dalla Ue (rompendo non poco le uova nel paniere a Theresa May, che intendeva gestire questa contingenza delicatissima e importantissima nel chiuso di Downing Street).
Non a caso gli Inglesi sono i primi della classe in materia di democrazia formale, ma in questi casi la forma diventa sostanza. Altro che lobbisti, i Lord vogliono capire e dire la loro. Non si tratta quindi tanto di voto popolare, perché quello purtroppo è già avvenuto e lo dovranno rispettare, ma la democrazia non finisce col voto, comincia dal voto.
Signori Parlamentari Italiani, fatevi quindi su le maniche, lasciate perdere i lobbisti, non sprecate tempo con questi mediatori da strapazzo, dialogate coi cittadini e con le forze sociali, studiate i problemi e non fateveli raccontare da gente senza scrupoli, discutete e litigate fra di voi legittimi rappresentati dei cittadini e respingete le intromissioni, decidete in coscienza senza paura di sbagliare e di perdere voti, mettete alla porta i questuanti e guardate ai veri bisogni di chi soffre e di chi fa fatica, fate bene il vostro mestiere, guadagnatevi la pagnotta che, a quel punto, dovrà essere consistente ed adeguata al vostro “rango”. Grazie dell’attenzione.