Quasi in contemporanea al nobile e affascinante discordo d’addio di Barack Obama, durante una trasmissione televisiva è stata riproposta la scena disgustosa nella quale Donald Trump ha ridicolizzato un giornalista portatore di handicap reo di avergli posto domande fastidiose. Non contento di essere caduto in questo penoso incidente, lo ha negato facendolo passare come una bufala ed allora è stato puntualmente smentito e la verità è venuta a galla in tutto il suo squallore.Di fronte a queste stomachevoli immagini, due autorevoli (?) giornalisti, Enrico Mentana e Marco Travaglio, si sono trovati d’accordo nel dare vita breve al neo presidente americano qualora prosegua in questo snocciolamento di cazzate giornaliere, che vanno, come portata politica, ben oltre la presa in giro di un handicappato per arrivare alla presa in giro di tutto il mondo trattato come un accozzaglia di minus habens.Non sono troppo convinto che Trump imploda velocemente: ormai in politica non si è perso solo il limite del buon senso, ma anche quello del buon gusto. Vorrei capire cosa passa nel cervello della minoranza (sic!) degli americani che lo ha votato. Possibile che un cittadino dello Stato democratico per eccellenza si lasci abbindolare da un simile squallido personaggio e decida di metterlo alla Casa Bianca? Possibile! E allora i casi sono due: o la democrazia americana è moribonda o gli Americani sono cretini. La verità sta nel fatto che la gente ha molti problemi (fin qui niente di nuovo, anzi in passato ne aveva di più), ma non trova punti di riferimento ideali e valoriali a cui fare riferimento per sperare in una loro soluzione. In mancanza di forti idealità, la politica non è riuscita a trasferirsi sul piano della concretezza programmatica ed ha preferito rifugiarsi nella personalizzazione e leaderizzazione. Questo meccanismo per la verità è da sempre un connotato caratteristico degli USA: legare le sorti del Paese a un personaggio politico è molto pericoloso, se si sbaglia è un disastro, non c’è bilanciamento di poteri che tenga. Questa volta gli americani l’hanno fatta grossa: sono andati al bar, hanno alzato il gomito e poi sono andati a votare.Buttare nella pattumiera la bussola della democrazia sta diventando un gioco piuttosto in voga in tutto il mondo e dappertutto emerge questa tendenza alla “goliardizzazione” della politica.Beppe Grillo in Italia sta diventando (forse lo era in partenza) il protagonista non tanto della cosiddetta antipolitica, ma della ridicolizzazione della politica. L’ultima vicenda del ricollocamento europeo dei suoi parlamentari ha segnato, per ora, il culmine di questo processo. Nigel Farage non va più bene perché ha ottenuto quel che voleva (la brexit) e allora dobbiamo cercare un altro partner, proviamo con i liberal-democratici (i più europeisti di tutti). Cosa ne dite? Smarrimento nelle file del movimento cinque stelle, ma la cosa passa. Non passa però con Alde il partito dei liberali europei, i quali rifiutano sdegnosamente questo strano apparentamento. E allora? Niente, ci (Grillo e Casaleggio) siamo sbagliati, torniamo all’Ukip, chiediamo scusa, paghiamo il disturbo e…come non detto. Tutta colpa dell’establishment europeo che ha paura di noi.Qualcuno, forse in vena di scherzare, vede in questi continui sbandamenti grillini il prezzo da pagare per passare dal libro dei sogni alla realtà politica e sostiene che chi bolla l’incoerenza vorrebbe inchiodare i 5stelle ai vizi originari impedendo loro un percorso di maturazione democratica. L’elogio dell’incoerenza virtuosa vista come stage per gli apprendisti stregoni dell’antipolitica. Follia della follia.Mi viene alla mente un carissimo e simpatico amico, il quale, di fronte ad un suo conoscente incappato nelle maglie della giustizia e messo in carcere per qualche giorno, se la cavò dicendogli a posteriori: «Nella vita bisogna provarle tutte, lei adesso ha vissuto anche questa esperienza…».A chi aveva espresso riserve Grillo ha personalmente inviato uno screenshot del regolamento firmato prima delle elezioni europee in cui si prevede che la decisione sulle strategie da adottare al Parlamento spettano solo al capo politico, che le sottopone alla ratifica della rete; la penale per chi non rispetta la linea è di 250mila euro.No mi sembra proprio il caso di un anti-politico alla disperata ricerca della politica, di un soggetto che sbagliando sta imparando.Possibile che un cittadino italiano si lasci abbindolare da un simile comico personaggio (per cortesia lasciamo stare il suo ideologo che c’entra come me) e decida di candidarlo (magari per interposta persona) a governare il Paese? Possibile!E allora i casi sono due: o la democrazia italiana è moribonda o gli Italiani sono cretini.Mi fermo. Preferisco girare la domanda: quali e quanti guasti ha combinato la classe politica italiana per averci portato ad ubriacarci al bar di Beppe Grillo? L’importante è che si tratti di una sbronza e non dell’inizio di una vera e propria dipendenza dall’alcool.Ricordiamoci di quella barzelletta che ha per protagonista il mitico Stopàj. È in autobus, piuttosto ubriaco, guarda attentamente una donna e le dice senza ritegno: «Sale che lè l’è brutta c’me la paura?!». «E lu l’è imbariägh cmé ‘na topa!» contrattacca la malcapitata. «Sì, mo a mi dmán la m’è pasäda…» conclude Stopaj.E a noi quando passerà la sbornia?