In extremis è arrivato il Sì di Romano Prodi. Non ho idea dell’impatto elettorale che potrà avere un simile pronunciamento reso pubblico a pochi giorni dal referendum. Un effetto politico comunque esiste: l’isolamento ancor più marcato della sinistra dem, già senza strategia ed ora senza riferimenti autorevoli al di fuori di un D’Alema in cerca di vendetta e di un Bersani in cerca di rivincita. Gli altri personaggi sono soltanto uno sbiadito contorno alle sempre più anacronistiche radicalità di una sinistra che non vuole fare i conti con la storia passata, presente e futura.Tra le stucchevoli e scontate dichiarazioni di maniera rilasciate da Prodi, che sembrano più scuse per il ritardo che motivazioni serie per la scelta, raccolgo forse la meno originale che serve solo a prendere politicamente le distanze da Renzi, il quale a suo dire avrebbe dovuto “separare la riforma, come saggiamente da alcuni proposto fin dall’estate, dalla sorte del governo”. Tutti fanno finta di non sapere che il governo Renzi era nato con l’input delle riforme, che Napolitano aveva messo le riforme costituzionale ed elettorale quale condizione per il rinnovo del suo mandato presidenziale, che le riforme costituzionali facevano parte del programma governativo, che, come dice Riccardo Illy, la riforma era la ragione del governo stesso e che, quindi, era inevitabile che il giudizio sulla riforma venisse legato a quello sull’operato del governo.E allora facciamola finita con questa storiella della personalizzazione e contestualizziamo il referendum che ha e avrà precise e complesse ripercussioni politiche a tutti i livelli, valutiamole buttando alle ortiche il bilancino dei costituzionalisti, la clava dei populisti e la bava dei sinistrorsi, usando la capacità critica che la democrazia ci impone.Non sono d’accordo pertanto con le dotte analisi di Michele Ainis, il quale ritiene che il referendum sulla Costituzione sia altra cosa rispetto alle normali scelte politiche elettorali: è la più importante delle scelte politiche elettorali, è la scelta politica per eccellenza.